Si cerca il coltello che l’assassini ha usato per uccidere il 17enne Giuseppe Turco in piazza Villa a Casal di Principe due sere fa mentre il padre della vittima chiede giustizia calere ricordando che l’assassino è un giovane violento con precedenti penali.
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I militari dell’Arma di Casale, guidati dal capitano Busetto, hanno setacciato la zona in lungo e largo, senza però ritrovare il coltello. Il 20enne Anass Saaoud, marocchino di 20 anni con precedenti penali, fermato con l’accusa di omicidio, è stato ora nel carcere di Santa Maria Capua Vetere in attesa di convalida del provvedimento.
Stando alla ricostruzione dei fatti, si sarebbe allontanato dalla piazza dopo i fatti, non è ancora chiaro per recarsi dove. I militari dell’Arma lo hanno poi trovato nella sua abitazione.
“Ora il vice premier Salvini deve intervenire, perché non è possibile morire a 17 anni per colpa di un ragazzo con precedenti penali”. Così Raffaele Turco, papà di Giuseppe, il ragazzo 17enne ucciso a coltellate a Casal di Principe da un 20enne di origine marocchina già denunciato in passato perché sorpreso fuori ad un negozio con un’arma da fuoco.
“In questa zona siamo abbandonati a noi stessi, in mano ai violenti, perciò lo Stato adesso non deve lasciarci soli. Giuseppe doveva andare a mangiare una pizza ed invece ora non tornerà più. Farò di tutto per avere giustizia”.
Al centro della tragedia c’è una ragazza ‘contesa’ e vecchi dissapori. L’omicidio si è consumata nella serata del 29 giugno. A quanto emerge, la giovane aveva avuto prima una relazione con la vittima, poi, attualmente e presumibilmente, con il ragazzo accusato dell’omicidio.
L’altra sere in base alle testimonianze, la ragazza sarebbe passata all’esterno del locale dove erano presenti i due; da qui sarebbe nato il diverbio poi culminato in tragedia. Screzi già registrati in passato fra i due, ma che non erano mai sfociati nella violenza, fino ovviamente alla serata di giovedì.
“Un altro minore accoltellato per motivi futili, questi coltelli che continuano ad uscire come se nulla fosse, e un’altra madre che avrà il suo ergastolo come è accaduto a me. Sono distrutta da questa ennesima tragedia. Noi mamme non ce la facciamo più, aiutateci”.
Amalia Di Iorio porta la sua croce dal 7 aprile 2013, quando il suo Emanuele, allora 14enne, fu ucciso con un coltellata ad Aversa da un ragazzo che aveva 17 anni; oggi Amalia piange per il 17enne Giuseppe Turco, ucciso a coltellate la notte scorsa a Casal di Principe da un 20enne che è stato fermato per omicidio volontario, confessando l’accaduto.
Un’altra famiglia distrutta, “il cui dolore non passerà mai” dice con voce sofferente ma ferma Amalia, che vive a San Cipriano d’Aversa, comune che confina con Casal di Principe, e che il suo “ergastolo” lo ha già avuto, ma ancora attende che la giustizia faccia il suo corso.
L’omicida di suo figlio, che oggi è 27enne, dopo dieci anni è ancora libero senza neanche una condanna a carico, e ora sta affrontando l’appello – è il sesto processo – che si concluderà il 6 luglio, con il pm che ha chiesto dieci anni di carcere. “Ciò aggiunge dolore a dolore, e la consapevolezza che da una tragedia del genere non ci si riprende più.
E speriamo solo che in questo caso la giustizia arrivi più velocemente di quanto accaduto a me, e che dopo questa ennesima tragedia si faccia qualcosa in più per i giovani” conclude la Di Iorio.
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