em>«Da oggi, grazie a una sentenza di merito in sede civile, in linea con una decisione delle Sezioni Unite della Cassazione, le prestazioni sanitarie saranno a carico del servizio sanitario nazionale per i disabili al 100 %.
Una sentenza umana e solidale che dà il giusto riconoscimento a chi si trova ad affrontare condizioni difficili a fronte di poche possibilità economiche, un passo fondamentale per i nuclei familiari con persone con disabilità al sud Italia, maglia nera per la gestione di anziani, disabili e fragili che spesso restano privi di riconoscimenti economici perché ostaggio delle liste d’attesa».
Lo dice in una nota l’eurodeputata di FdI-Ecr Chiara Gemma in merito alla sentenza del Tribunale di Arezzo dello scorso 27 giugno. Una decisione con cui il collegio di giudici ha annullato l’atto con cui un Comune chiedeva il pagamento delle rette per la degenza in un centro anziani al marito di una donna disabile.
«La sentenza stabilisce un principio di aiuto fondamentale, quello dell’assistenza a carico dello Stato delle cure mediche per persone con disabilità – spiega Gemma – nel caso in cui l’ente locale dovesse richiedere la prestazione viene così annullato l’obbligo di pagamento».
In sostanza sarà applicato un principio di assistenza sanitaria a carico dello Stato. E nella sentenza di Arezzo viene accolto anche il secondo motivo di impugnazione: l’atto impositivo è da revocare perché fondato su un contratto “radicalmente nullo”.
L’addebito del costo del ricovero è stato valutato dai giudici “contrario a norme imperative”, dal momento che “in tali condizioni, nelle quali il ricovero è prevalentemente a contenuto sanitario, anche le prestazioni di carattere assistenziale devono ritenersi assorbite e a carico del servizio sanitario nazionale”.
«La decisione vale soprattutto per i disabili non autosufficienti e con il bisogno costante di assistenza – continua l’eurodeputata – così al termine della cura in una struttura, quando le famiglie riceveranno dall’ente locale il “conto” potranno fare opposizione.
In Italia il meccanismo di trasmissione intergenerazionale della povertà è più intenso che nella maggior parte dei paesi dell’Unione europea e se la bussola si sposta verso il centro-sud Italia la riduzione della popolazione giovane ha un impatto più rilevante nelle aree interne.
Secondo l’Istat (rapporto annuale 2023) l’ulteriore dispendio economico nella cura di un disabile in famiglia, soprattutto se anziano, rischia di esasperare i già noti elementi di fragilità del nostro sud Italia. Ecco perché credo che questa sia una sentenza solidale e umana».
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