Al Global Film Festival premi e ricordi per l’attrice.
“Nel mio prossimo film sarò una mamma, la protagonista di una storia diretta da Angelo Longoni. Sto leggendo la sceneggiatura ed è bellissima”.
Fascino regal, classe e semplicità, Edwige Fenech incanta Ischia e dopo il ritorno al cinema grazie a Pupi Avati si racconta tra ricordi e nuovi progetti prima di ritirare il premio assegnatole dal Global Film and music festival di Pascal Vicedomini. “A Ischia mancavo da dieci anni – dice l’attrice, che oggi vive a Lisbona – quanti ricordi nel Golfo di Napoli: la casa meravigliosa di Capri che ho avuto per 14 anni, la felicità, le gioie e i dolori. E ancora le gite a Procida, Massa Lubrense, a Pompei, per me che vivo d’arte e bellezza un luogo magico”.
Come si è convinta a tornare sul set? “Pupi e Antonio Avati mi hanno scelta per La quattordicesima domenica del tempo ordinario e dopo sette anni ho accettato con entusiasmo: mi è stato proposto il ruolo di una donna che ha sofferto, ha fallito, quindi diversissima da me, e per un’attrice questo è stimolante – racconta – Si scrivono poche storie per donne e soprattutto donne di età, come sono io. Era il copione che attendevo.
Ho fatto tanto nella vita, dalla commedia commerciale, alla televisione ma anche il teatro con Patroni Griffi, posso permettermi ora di selezionare, di fare solo le cose che mi rendono felice.
Il personaggio di Sandra mi piace perché è vero, chiunque può identificarsi o ritrovare la sorella, l’amica. Ho avuto belle critiche, il pubblico è stato generoso”.
L’attrice parla del suo rapporto con Gabriele Lavia.
“Non lo conoscevo ma dopo cinque minuti sul set sembravamo una vecchia coppia, facevamo ridere tutti, davamo l’idea di essere sposati da 40 anni”, ammette. Poi, è il turno del suo film preferito: “Il Ladrone di Pasquale Festa Campanile, perché ho amato moltissimo il romanzo, letto prima ancora che mi proponessero la sceneggiatura. Mi chiamò Fulvio Lucisano per offrirmi un ruolo, io risposi che avrei accettato solo se avessi fatto la protagonista, e così fu”. Infine, l’esperienza di produttrice.
“Ancora oggi non dismetto quei panni – spiega – è un lavoro che ho nel Dna, quando leggo un copione lo faccio sempre interessandomi anche alla parte organizzativa, girare il film è una magnifica avventura”.
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