ph_Edoardo Boccali
Danza, musica, parola, e canto nei due allestimenti del progetto ideato dal regista e coreografo Aurelio Gatti, in scena a Portici e ad Ercolano.
La ricerca dell’uomo e la conseguente meraviglia è l’idea unica che accomuna i due lavori del progetto ideato dal regista e coreografo Aurelio Gatti per il Festival delle Ville Vesuviane 2023, che porterà in scena Terra Piatta, Heratosthenes alla Cappella Reale di Portici, sabato 15 luglio, e Argonauti – Giasone e Medea all’Esedra di Villa Campolieto di Ercolano, domenica 16 luglio, entrambi programmati alle ore 21.00.
Presentato da MDA Produzioni Danza in co-produzione con Teatri di Pietra, il progetto è un’indagine portata avanti con i linguaggi della scena, danza, musica, parola, canto, per restituire quel sapore vivificante di stupore quasi inedito ai giorni d’oggi.
Un ensemble di danzatori, attori, musicisti e cantanti sono la Compagnia MDA, protagonista del progetto: Carlotta Bruni, Elisa Carta Carosi, Lucia Cinquegrana, Matteo Gentiluomo, Rosa Merlino, Luca Piomponi, Paola Saribas e Sebastiano Tringali (Eratostene), Gipeto (l’Inquisitore), Chiara Meschini (Gea), Cinzia Maccagnano (Medea). Le musiche originali sono a cura di Marco Schiavoni, i costumi di Marina Sciarelli Genovese.
Un filo rosso ripercorre gli archetipi del Mito e della Storia, tanto lo scienziato Eratostene quanto la schiera de “i migliori giovani di Grecia”, gli Argonauti, in epoche e tempi distanti tra loro, significano la grandiosa sfida verso l’ignoto che l’uomo da sempre intraprende.
In Terrapiatta/Heratosthenes, che si avvale del contributo letterario e la ricerca storico-scientifica della Prof.ssa Michela Costanzi e del Prof.Fabio Pallotta, la drammaturgia di Sebastiano Tringali, l’appassionata ammirazione di Eratostene di Cirene per l’universo (natura, uomini, ingegno) si traduce nell’accorata difesa della Scienza e del metodo scientifico. Metodo che, fatto di asserzione e dimostrazione, genera immancabilmente un’opposizione continua tra conoscenza e potere.
La vicenda degli Argonauti (da Apollonio Rodio ed Euripide, drammaturgia Aurelio Gatti e Cinzia Maccagnano), mediante il racconto di Medea, ci porta a scoprire “l’impresa mitica” alla ricerca del vello d’oro da cui sorgerà la scabrosità dell’incontro scontro tra genti, paesaggi, civiltà diverse.
Medea diviene l’emblema della conoscenza tradita, come tradito è il suo amore: la lotta per il possesso del vello d’oro mortifica la natura dell’impresa e nulla può il rammarico del canto della nave di Argo.
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