I principi di Unidroit sono un riferimento dove le norme nazionali non arrivano o non aiutano e forniscono soluzioni concrete ai più alti livelli di giurisdizione: lo sottolinea Eduard Derek Wille, giudice della Corte suprema del Sudafrica.
Il tema è al centro di un’intervista con l’agenzia Dire, realizzata a Roma. In primo piano c’è Unidroit, l’Istituto internazionale per l’unificazione del diritto privato, e in particolare il valore dei suoi principi per i contratti commerciali.
Chiamato a misurarsi con casi di alto profilo sin dagli anni Ottanta, Wille è nella capitale italiana per incontrare i giuristi, gli avvocati di Stato e gli estensori di testi legislativi che fino al 7 luglio partecipano ai corsi organizzati da Unidroit nella sede di via Panisperna, presso Villa Aldobrandini.
Dopo aver preso parte all’edizione dello scorso anno, il giudice torna a dialogare e a confrontarsi, portando la propria esperienza.
I corsi sono parte dell’International Program for Law and Development, un’iniziativa finanziata dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale giunta alla seconda edizione. A partecipare 22 giuristi, originari di 17 Paesi dell’Africa.
Wille, riferendosi alla sua esperienza nell’Alta corte di Città del Capo, in Sudafrica, illustra i numerosi casi nei quali il ricorso all’esperienza di Unidroit gli è stato utile per interpretare le norme del diritto nazionale quando non erano chiare o non risolvevano direttamente la questione.
“I partecipanti a questo corso dovrebbero studiare i principi dell’Istituto perché spesso nel loro lavoro come avvocati o magistrati si troveranno in situazioni nelle quali le norme nazionali non basteranno a dare risposte” sottolinea Wille.
“Allora, qualora la Costituzione lo consenta, potranno far riferimento a questi principi, preziosi, elaborati nel corso di molto tempo; potranno utilizzarli per prendere decisioni e queste decisioni potranno essere assimilate negli ordinamenti giuridici e costituiranno precedenti da rispettare, come è accaduto in Sudafrica, dove sono diventate parte della giurisprudenza”.
Wille continua: “Il nostro Paese ha una magnifica Costituzione ma, come tutti sappiamo, il problema è poi l’applicazione” dice il magistrato. “Le sezioni 232 e 233 della Carta fondamentale permettono ai giudici, anzi chiedono loro, di applicare principi internazionali negli ambiti non regolati dalle norme domestiche o dove queste non sono sufficienti”.
Gli strumenti di Unidroit sono a disposizione di tutti. “Anche altri Paesi dell’Africa, come il Kenya, che ha una Costituzione molto avanzata, prevedono possibilità simili nelle loro rispettive Carte fondamentali” sottolinea Wille.
“Il mio messaggio a magistrati, avvocati, giudici ed estensori di testi legislativi che hanno difficoltà nel loro lavoro è che esistono delle soluzioni: c’è un ponte che permette di superare acque perigliose, perché si possono applicare i principi di Unidroit”.
Quattro nuovi ecomusei, quattro anime della Campania che diventano ufficialmente parte del sistema culturale regionale:… Leggi tutto
Milano– Una nuova scossa attraversa il mondo del calcio italiano. L’inchiesta condotta dalla Procura di… Leggi tutto
RIMINI – Una domenica da incubo per un arbitro appena 16enne, aggredito verbalmente e minacciato… Leggi tutto
SOLOFRA (AVELLINO) – Ha percepito oltre 60mila euro di congedi retribuiti per assistere un familiare… Leggi tutto
Un uomo vestito di tutto punto arriva sul palco del Teatro dei Piccoli di Napoli,… Leggi tutto
Dal 16 aprile i lettori potranno avventurarsi nel nuovo romanzo di Rossella Cerrone, “Un passo… Leggi tutto