Il fronte delle associazioni e dei comitati ambientalisti, ma anche una parte della politica e delle istituzioni del territorio, bocciano senza appello la decisione della Regione Campania di realizzare una nuova linea del termovalorizzatore di Acerra.
Una polemica nata già nei mesi scorsi e tenuta a freno dai rappresentanti della Giunta regionale, ma che si riaccende in questi giorni, dopo la decisione del Consiglio di stanziare, nell’assestamento di bilancio 2023-2025, 27 milioni di euro per questa opera.
A fine giugno era stato il vicepresidente della Giunta campana e titolare della delega all’Ambiente, Fulvio Bonavitacola, ad assicurare che “non c’è alcuna intenzione di aumentare il conferimento di rifiuti” nell’impianto di Acerra.
Alla base di questo stanziamento di risorse, deciso nel Consiglio di venerdì scorso, ci sarebbe invece la necessità di garantire il funzionamento del termovalorizzatore anche in occasione della manutenzione ordinaria delle tre linee già esistenti, ma anche di un eventuale blocco di una delle linee legato all’usura del tempo.
Lo stesso presidente della Regione, Vincenzo De Luca, lo scorso maggio aveva rivelato che la richiesta era arrivata da A2A, la società che gestisce l’impianto, preoccupata per i possibili problemi legati alla manutenzione. Chiarimenti che, però, non convincono gli ambientalisti, a cominciare dai comitati ‘Stop biocidio’, che parlano di una scelta scellerata.
“Inizia un ulteriore capitolo della storia – scrivono in una nota gli attivisti – chiamata inganno, con protagonista la Regione Campania. Ci raccontano di voler costruire una nuova linea per esigenze manutentive. La realtà è che vogliono ampliare. Ma è mai possibile che il piano di manutenzione di un impianto di questa portata preveda a un certo punto la costruzione di una quarta linea uguale alle altre tre?
Anziché investire 80 milioni ( questa la previsione di spesa complessiva) per sopperire alla manutenzione, sarebbe sicuramente più efficiente accordarsi con altri impianti simili che sono già in dismissione”.
Stop biocidio sostiene inoltre che le manutenzioni sarebbero previste “tra il 2027 e il 2029. Se davvero non pensiamo di ridurre la quantità di rifiuti a incenerimento di un terzo
– fanno notare gli attivisti – stiamo ammettendo di fregarcene altamente degli obiettivi e degli accordi internazionali per la riduzione degli impatti ambientali del ciclo dei rifiuti.Ampliare e non procedere con i piani di riduzione e dismissione degli impianti di incenerimento dei rifiuti, è l’opposto di quanto sarebbe necessario per affrontare la crisi ecologica e climatica e strutturare la transizione verso l’economia circolare.
Appare chiaro che così facendo si va nella direzione opposta degli standard internazionali, favorendo ancora le logiche della spartizione e degli affari sulla pelle dei cittadini”. Anche Legambiente boccia questa scelta, definendola “sbagliata e anacronistica” e accusando la classe dirigente di “poco coraggio e poca lungimiranza.
I dati dimostrano che con una raccolta differenziata spinta – aggiunge Legambiente Campania – insieme con i necessari impianti di riciclo, non c’è bisogno di altre linee o altri impianti di incenerimento”.
Subito dopo la decisione del Consiglio regionale, è stato il sindaco di Acerra, Tito D’Errico, a chiedere un incontro urgente a De Luca e Bonavitacola per ribadire il no della comunità locale alla realizzazione di una nuova linea di combustione, “in difesa degli interessi dei cittadini e per la salvaguardia della salute pubblica”.
Annunciano battaglia i consiglieri regionali Michele Cammarano e Gennaro Saiello, che rivendicano con orgoglio il fatto che il M5s sia stata “l’unica forza politica a votare contro il finanziamento di 27 milioni di euro per la quarta linea dell’impianto. “Non è sostenibile continuare a martoriare un territorio, che va da Acerra a Nola, passando per Marigliano, trasformandolo nella discarica del Mezzogiorno”, sottolineano.
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