Con: Paolo Bielli, Francesca Borromeo, Alessandro Bravo, Paolo Di Caprio, Luigi Paolo Patano, Simona Palmiero.
Regia: Stefano Napoli
disegno luci: Mirco Maria Coletti
supervisione sonora: Federico Capranica
armeria: Zaccherini
foto: Dario Coletti – per i costumi e gli accessori si ringrazia: Sasà Salzano
musiche di: V. Bellini, A. Desplat, R. Ortolani, G. Puccini, R. Sakamoto, R. Wainwright ed altri.
durata dello spettacolo: 60’ circa
Dopo i lavori su Cleopatra ed Elena di Troia, ecco la terza ‘dark queen’ di Stefano Napoli: VANITY DARK QUEEN – Niobe regina di Tebe. Lo spettacolo sarà in scena il 26 e 27 giugno ore 21.30 a Napoli, presso Villa Floridiana, nell’ambito del Campania Teatro Festival.
Niobe, l’antica regina di vanità, che volle farsi felice – anche per il numero dei suoi figli -contro l’antica saggezza per cui solo gli dei potevano dirsi felici. “Cose umane agli umani”, ovvero accetta l’incostanza della sorte e impara il limite. Niobe, ribelle al pari di Prometeo, trasformata in roccia di lacrime, Niobe segnava il confine da non superare. Nel tempo la sua immagine trascolora fino a diventare, con i suoi figli, decorativo elemento di giardini e fontane. Cosa può dirci ancora questa mater dolorosa? Forse in lei, come in un prisma, possiamo vedere riflessi il nostro orgoglio, la nostra fragilità, la nostra paura. Protagonisti: Paolo Bielli, Francesca Borromeo, Alessandro Bravo, Paolo Di Caprio, Luigi Paolo Patano, Simona Palmiero.
Le cifre stilistiche del teatro di Stefano Napoli sono tutte presenti e vivide in queste opere: esiliata la parola ai confini del significante, il linguaggio è interamente assegnato al gesto, agli attori, alle luci e alla musica. L’estetica di Stefano Napoli e il lavoro di Colori Proibiti sono il frutto di una ricerca vera e franca di un nuovo linguaggio, che mescoli il figurato, l’astratto e il sonoro in un unico grande fotogramma in movimento.
“Visito per caso la Galleria degli Uffizi a Firenze e vedo la stanza dei Niobidi – racconta il regista Stefano Napoli – Sono i figli di Niobe colti nell’ attimo dello strazio della morte. Le frecce di Apollo e Artemide sono mortifere, non lasciano scampo. Mi scopro a pensare che la bellezza per i Greci era un argine al dolore e alla morte. Questi inevitabili sì, ma qualcosa poteva durare più dell’effimera vita: la bellezza appunto e il ricordo. Qualcuno scatta foto e poco più in là un ragazzo sta facendo uno schizzo. Niobe è la madre. Punita dagli dei per aver osato gridare la sua felicità di madre sazia di figli, quando solo gli dei, e non i mortali, possono dirsi felici.
Mi coinvolge di Niobe il suo essere una ribelle, una creatura di frontiera, al limite tra due mondi, quello divino e quello umano. Nell’antichità il mito di Niobe doveva essere un monito, ma io non sono alla ricerca di cause, colpe, delitti. Voglio solo guardarla. La sua è una storia d’amore, vanità, invidia, perdita, resistenza. Così ho spiato Niobe sull’orlo dell’abisso e nel suo dolore. Spero che non me ne voglia.
Mi sono fatto influenzare dalle trasformazioni dell’immagine di Niobe da ribelle a mater dolorosa e regina del lutto e poi, con i suoi figli, a elemento decorativo di fontane e giardini. Ho ammirato la sua leggerezza e la sua durezza, la sua voglia di vivere nonostante tutto. E naturalmente ho letto anche Ovidio e Igino”
Quadri dello spettacolo
1.Senza vederlo, sfioravo l’abisso. 2.Intervallo 3.Vanità. Specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame… 4.Niobe, i figli, Latona: il dolore entrava nella stanza 5.Canta Zizi Jeanmaire e io sono quella con il boa 6.Vendetta.Ovvero come Latona si vendica. 7.Guardate come muoio bene 8.Raccolgo frammenti, custodisco ricordi
9.La morte e la fanciulla 10.Il mondo è una tomba 11.Sequenza del lutto 12.Fuggire via, su una zattera 13.Spiaggia da sogno. Sogno della spiaggia 14.Piume e pietra, c’est la vie messieurs-dames 15.Ricordi laceranti, fantasmi 16.Guardate,sono una regina comunque 17.Le mie lacrime 18.Ma,da qualche parte, in un giorno di sole ci incontreremo ancora
Da oltre trent’anni Stefano Napoli, con la compagnia Colori proibiti da lui fondata, sonda le pieghe più cupe dell’animo umano e dell’esistenza dando ad esse forme visibili, implacabilmente suggestive. Spesso la mitologia è stata sua fonte di ispirazione (si pensi a Ifigenia, o a Icaro, solo per citarne alcuni), secondo uno schema creativo che dalla leggenda conduce alla realtà, invertendo il percorso antropologico che si sviluppa in senso propriamente opposto. Regista colto e originale, Stefano Napoli, insieme alla sua compagnia Colori Proibiti, da anni porta avanti un rigoroso percorso di sperimentazione, fondato sul linguaggio del corpo. Un teatro che cerca la parentela con l’arte figurativa, nel quale i corpi degli attori, quasi sempre muti, si esprimono in quadri plastici di forte emozione che, accompagnati da un impianto sonoro variamente evocativo, sollecitano la memoria visiva dello spettatore.
Dopo aver portato in scena BEAUTY DARK QUEEN – Lo strano caso di Elena di Troia il 6 giugno al Teatro Di Tor Bella Monaca, e dopo VANITY DARK QUEEN Niobe Regina di Tebe in scena a Napoli, il 30 agosto nella cornice dei Giardini della Filarmonica di Roma la compagnia Colori Proibiti proporrà anche la terza regina della trilogia di Stefano Napoli, Cleopatra in CIRCUS DARK QUEEN – Ricordando Antonio e Cleopatra di W. Shakespeare.
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