Una storia di fantasie morbose e squallide conclusasi nel peggiore dei modi: ovvero con due vittime, l’assassino in carcere, tre famiglie spezzate e 4 bambini che cresceranno rispettivamente, due senza padre e due senza madre.
E’ il tragico epilogo che viene fuori dell’inchiesta sul duplice omicidio dei due cognati avvenuto l’altra mattina a Sant’Antimo, lo stesso paese dove domani pomeriggio si svolgeranno i funerali di Giulia Tramontano, uccisa, con il figlio di 7 mesi che portava in grembo, dalla follia omicida del suo compagno Alessandro Impagnatiello in provincia di Milano.
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Quella dei due cognati uccisi invece è una storia di una squallida gelosia morbosa di un suocero, Raffaele Caiazzo, che si era invaghito delle giovane nuora. Lo ha raccontato agli investigatori Alfonso Caiazzo, figlio dell’assassino e marito di una delle due vittime, Maria Brigida Pesacane.
Alfonso ha infatti riferito al magistrato del Tribunale di Napoli Nord di “sospettare che il padre si fosse invaghito di Maria Brigida”, anche perché “il genitore gli avrebbe confessato di avere avuto un rapporto con la donna”.
Così il giorno prima del duplice omicidio c’è stato un chiarimento tra i due fratelli, ovvero Alfonso Caiazzo e la sorella Anna, (che tra l’altro sono gemelli) e moglie e mogli dell’alltra vittima, Luigi Cammisa, i rispettivi coniugi, Raffaele Caiazzo – l’omicida – e la moglie di quest’ultimo, durante il quale il 44enne ha confermato la sua idea che i due cognati avessero una relazione ritrattando invece l’affermazione di aver e scambiato intimità con a nuora.
“Quelle di mio padre erano tutte fantasie, però ci stava rovinando la vita, così a mia madre io e Anna abbiamo detto che non volevamo più vedere papà”, ha detto Alfonso. Anche la sorella Anna Caiazzo, che giovedì mattina ha sentito i colpi di pistola e riconosciuto il corpo del marito in strada, ha confermato che in famiglia da qualche mese c’era il sospetto che Caiazzo avesse perso la testa per Maria Brigida.
È la moglie di Caiazzo, Amelia D’Isidoro, a spiegare come era nata la fissazione del marito sulla relazione tra i cognati. “A Carnevale festeggiammo in famiglia e Raffaele disse di aver visto Luigi fare avances a Maria Brigida”.
Dopo aver visto il corpo crivellato di colpi del cognato Luigi Cammisa, sospettando che potesse accadere qualcosa di simile anche alla moglie Maria Brigida, ha fatto di tutto per proteggerla, telefonando a casa e dicendole di chiudersi dentro e di non aprire a nessuno.
Quindi è corso verso l’abitazione ma quando è arrivato era troppo tardi: la moglie era riversa in bagno ormai morta, anche lei crivellata di colpi. È uno dei tragici dettagli che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli, Simone Farina, nei confronti del 44enne Raffaele Caiazzo, accusato di aver ucciso giovedì mattina a Sant’Antimo, in una drammatica sequenza di sangue, prima il genero Luigi e poco dopo la nuora Maria Brigida.
Caiazzo era convinto che i due cognati fossero amanti. A raccontare quei concitati momenti in cui ha tentato di salvare la moglie è proprio Alfonso Caiazzo, figlio del presunto omicida. Il giovane era uscito per andare a lavorare quando la madre lo ha chiamato dicendogli di Luigi: quando ha visto il corpo del cognato, ha capito le intenzioni del padre e ha tentato di tutto per salvare la moglie. Troppo tardi.
A casa, dopo aver trovato il corpo della donna, all’orrore si è aggiunto il terrore, perchè non ha visto i due bambini, che però erano stati prelevati da alcuni vicini che avevano udito gli spari. Luigi è stato colpito in piazza da sette colpi, Maria Brigida da cinque.
Dall’ordinanza emerge anche che Anna e Alfonso Caiazzo, fratelli gemelli, hanno subito indicato ai carabinieri che ad uccidere i rispettivi coniugi era stato il padre Raffaele, che da tempo sospettava di una relazione extraconiugale tra i due cognati e che nel corso di una recente cerimonia in un ristorante, aveva fatto una scenata di gelosia quando un parente si era avvicinato a Maria Brigida.
Caiazzo si era costituito ai carabinieri qualche ora dopo il duplice delitto, ed era stato sottoposto a fermo da parte della Procura di Napoli Nord (sostituto Alberto Della Valle e procuratore Maria Antonietta Troncone).
Oggi il Gip di Napoli Nord Simone Farina, dopo l’udienza di convalida del fermo tenuta al carcere di Poggioreale dove Caiazzo è rinchiuso da circa 48 ore, ha convalidato il provvedimento della Procura emettendo ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Nel corso dell’udienza Caiazzo ha confermato quanto ammesso durante il primo interrogatorio reso giovedì pomeriggio nella caserma dei carabinieri di Giugliano in Campania, ovvero di aver ucciso a colpi di pistola Cammisa in piazza Sant’Antonio, ma senza aver premeditato l’omicidio, e di non ricordare nulla invece dell’omicidio della nuora, che secondo la Procura Caiazzo avrebbe ucciso in casa mentre erano i presenti i figli di 2 e 4 anni, nipoti di Caiazzo.
Al 44enne è stato contestato l’omicidio volontario con l’esclusione della premeditazione ma con le aggravanti dei futili motivi, dell’aver agito in presenza di minori e aver commesso il fatto nei confronti di affini in linea retta, tutte circostanze che portano in teoria all’ergastolo. Intanto si terrà lunedì l’autopsia sulle salme di Cammisa e Pesacane.
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