em>“Si chiama Epistolario per la libertà ed è un incontro autobiografico tra padri privati della libertà e figli da educare a quello stesso valore.
Rompiamo la narrativa secondo cui un genitore in carcere può avere pochi spazi per “guidare” un figlio verso la crescita. Sono convinta che la gestione sana del rapporto genitore-figlio sia, invece, possibile attraverso varie forme, uno di questi è lo scambio epistolare che educhi al valore della libertà.
Lo scopo del laboratorio di scrittura tra le mura della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere è proprio quello di migliorare il percorso di crescita dei figli con i racconti delle verità dei padri”.
Così in una nota l’eurodeputata Chiara Gemma (FdI), che oggi pomeriggio è stata in visita nel carcere sammaritano “Francesco Uccella” per dare il via a un progetto di scrittura con i detenuti.
L’europarlamentare ha incontrato la direttrice del carcere Donatello Rotundo e ha ringraziato i rappresentanti della polizia penitenziaria, impegnati 24 ore su 24 nel servizio di ordine e sicurezza in uno dei più grandi istituti di pena della Campania.
Il progetto epistolare è un modo per avvicinare il mondo dei reclusi ai figli, anche i più piccoli, affinché a questi ultimi non sia negata la possibilità di conoscere la verità sul proprio genitore.
«La mancata confidenza dei motivi per cui un genitore è recluso potrebbe essere anche il risultato di una crescita avvenuta all’interno di famiglie nelle quali il dialogo non è stata sempre l’unica via per crescere emotivamente», continua Gemma, già docente di Pedagogia all’Università di Bari e al Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Dalla letteratura di settore emerge un quadro di “non detto” ai figli, come se l’omissione delle ragioni della prigionia sia fonte di un lutto psicologico di cui non si può parlare.
Di contro il laboratorio è un passo in avanti verso lo sviluppo di una maggiore consapevolezza per i reclusi e s’inserisce nelle attività di reinserimento nel mondo sociale che la direttrice del carcere sta favorendo con vari progetti.
Tra questi, la sartoria interna alla casa circondariale in cui lavorano 30 detenuti che producono le camicie per gli agenti di polizia penitenziaria di tutta Italia e il nascente canile comunale con un presidio sanitario veterinario dell’Asl.
Ed ora il laboratorio di scrittura, il cui scopo è la finalità rieducativa della pena. «Ogni lettera inviata terminerà sollecitando i figli a scrivere qualcosa della propria vita scolastica ai padri, come contro-dono e ciò consentirà – conclude l’esponente di FdI – di rinforzare il dialogo, rafforzare la genitorialità del detenuto e insieme il diritto dei figli a conservare un legame affettivo costante con i propri genitori».
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