“Sono distrutto per quanto accaduto”. Questo lo stato d’animo di Matteo Di Pietro, lo youtuber che il 14 giugno scorso a Casal Palocco ha travolto l’auto a bordo della quale viaggiava Manuel Proietti, 5 anni, morto nello scontro.
Il ventenne è stato sentito stamani dal gip: nell’interrogatorio di garanzia, a Piazzale Clodio, ha ripercorso in un’ora e mezzo circa quanto avvenuto il giorno dell’incidente.”È una tragedia per tutti, sono due famiglie distrutte – ha detto l’avvocato Antonella Benveduti, del collegio difensivo – In questa fase attendiamo l’esito delle consulenze tecniche disposte dalla procura sui dispositivi sequestrati e sulla velocità del suv”.
Lo scontro è avvenuto mentre Di Pietro preparava, con altri membri del gruppo TheBorderline, una delle tante ‘challenge’ che lo avevano reso popolare online, documentando 50 ore da trascorrere ininterrottamente nell’auto.
Secondo la gip, il suv venne affittato con “l’unico ed evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità a scapito della sicurezza e della responsabilità”.
In quella circostanza, percorreva via di Macchia Saponara a una velocità di oltre 120 chilometri orari poco prima di travolgere la Smart, e uccidere il bambino.Secondo quanto riportato nell’ordinanza, che ha disposto gli arresti domiciliari per Di Pietro, gli amici che viaggiavano sul suv e insieme a lui preparavano la ‘challenge’ da pubblicare sui social, avevano chiesto a più riprese al ventenne di andare piano.
“Ho avuto la percezione che stesse andando veloce – dice uno dei testi agli inquirenti – ne avevo avuto la certezza una volta vista la Smart”. Un altro passeggero del suv si era raccomandato con Di Pietro “di andare piano, sia pochi minuti prima dell’incidente, sia nei giorni precedenti”.
“I dati tratti dal gps, hanno segnalato l’accelerazione repentina” del suv, si legge nell’ordinanza, “che, una volta immessosi su Via di Macchia Saponara, passava in poco più di dieci secondi, da 0 chilometri orari a 124 chilometri orari, poco prima dell’impatto”.
Una corsa folle di cui le persone a bordo del suv erano consapevoli, sottolinea la gip, che nell’ordinanza evidenzia il pericolo di inquinamento delle prove e reiterazione del reato, stigmatizzando “l’assoluta inconsapevolezza” dello youtuber indagato per omicidio stradale aggravato e lesioni.
Si attendono gli accertamenti tecnici per fare luce sulla vicenda dell’incidente stradale a Casal Palocco, a Roma. Questa mattina si e’ tenuto l’interrogatorio di garanzia per il 20enne youtuber, indagato per omicidio stradale e lesioni per i fatti dello scorso 14 giugno.
Nel corso dell’interrogatorio, durato circa un’ora, il Giudice per le indagini preliminari ha ascoltato il ragazzo che si trovava alla guida del Suv Lamoborghini che ha travolto, probabilmente ad alta velocita’, in via di Macchia Saponara una Smart Forfour, su cui viaggiava, insieme alla madre e alla sorella, il bimbo di 5 anni, morto a seguito dell’impatto.
“Aspettiamo gli accertamenti tecnici e l’esito delle consulenze disposte dalla procura sulla dinamica dell’incidente, sui dispositivi sequestrati e sulla velocita’ del Suv”, ha affermato la legale del ragazzo, Antonella Benveduti.
Sul contenuto dell’interrogatorio, “non intendo rilasciare dichiarazioni – ha aggiunto la legale – e’ l’atteggiamento piu’ prudente, opportuno e rispettoso di questa tragedia. Il ragazzo ha pero’ risposto alle domande che gli sono state rivolte.
Il ragazzo e’ molto provato, ha manifestato il suo dolore per questa vicenda. Si tratta di una tragedia che investe due famiglie. Una per la perdita di un bambino di 5 anni, e una per un ragazzo di 20 anni la cui vita e’ distrutta”, ha concluso Benveduti.
Il ragazzo al momento e’ ristretto ai domiciliari e i giudici dovranno accertare quanto emerso dalle prime perizie tecniche, ovvero se il Suv transitava ad alta velocita’ al momento dell’impatto e se l’automobilista, il ventenne alla guida, fosse stato invitato dagli amici a rallentare. Inoltre, secondo quanto emerso finora, c’e’ da accertare se sia andata smarrita la telecamera che da dentro il Suv Lamborghini riprendeva la sfida che i giovani stavano compiendo per ottenere consenso sui social network.
L’indagato insieme ad altri quattro amici infatti era impegnato in una “challenge”, una gara da pubblicare sui social e in cui si proponeva di dimostrare di poter passare 50 ore nella Lamborghini senza mai scendere dalla macchina.
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