Una vicina di casa di Alessandro Impagnatiello, ha raccontato agli inquirenti di aver visto nel pomeriggio di domenica 28 maggio “una quantità ingente di cenere provenire dalla porta d’ingresso dell’appartamento” dell’uomo, “continuare sulle scale del condominio sino al box” della coppia.
E’ un altro degli elementi agli atti dell’inchiesta. Sempre nel pomeriggio di domenica Impagnatiello, che aveva già ucciso Giulia la sera prima, le mandava messaggi sul suo telefono con scritto “baby dove sei? Ci stiamo preoccupando tutti”. E il giorno dopo: “Dicci solo che sei fuggita in qualche paese lontano”.
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Nel verbale della sua confessione si leggono frasi gelide come “non sono riuscito nell’intenzione di ridurre il corpo in cenere”. E ancora: “Quando io faccio la denuncia di scomparsa il cadavere di Giulia era nel box”. E al pm che gli chiede “non ha temuto che i carabinieri aprissero il box?”, lui ha risposto: “Forse speravo lo facessero”.
Lunedì avrebbe spostato, a suo dire, “il corpo dal box alla cantina”. Martedì, ha detto ancora, “porto la macchina nel box e carico il corpo nel bagagliaio” dove, stando al suo racconto, sarebbe rimasto fino alla notte successiva, prima di essere gettato in un buco vicino a dei box.
Prima, ha messo a verbale l’uomo, “ho comunque usato la macchina andandoci in giro con il cadavere nel bagagliaio”. Ha detto di aver gettato il “telefono di Giulia in un tombino”, così come il bancomat, mentre il passaporto di lei lo avrebbe bruciato. Ha sostenuto di non aver chiesto aiuto ad alcuno: “Forse mia mamma ha dubitato, ma per 30 anni non ho dato mai motivo che potessi mai fare una cosa simile”.
Tra le esigenze cautelari contestate il pericolo di inquinamento probatorio (riuscì a “falsificare” anche un test di paternità), quello di fuga, anche perché nei giorni dopo l’omicidio faceva ricerche per acquistare uno “zaino da trekking” per una “fuga veloce”.
E infine il pericolo di reiterazione per la sua “pericolosità sociale” e per la “crudeltà” di aver ucciso con “premeditazione” anche il “figlio che ella portava in grembo”. Anche l’amante, scrivono i pm, aveva “timore” di lui: non voleva “subire la medesima sorte” di Giulia.
“Noi saremo sempre quel fiore appoggiato alla tua spalla. Vi sorreggeremo entrambi, saremo come nuvole e guarderemo sempre in alto. Io vorrei urlarlo al mondo come mi sento, ma le parole mi muoiono in gola”.
Inizia cosi’ il drammatico addio di Chiara Tramontano, sorella di Giulia, la donna 29enne uccisa nel Milanese mentre era Incinta al settimo mese, affidato a un post su Instagram. “Perche’ – scrive Chiara – io sono morta lentamente in questi cinque giorni. Noi siamo morti. Perche’ tu non sia mai sola.
Siamo venuti con te, per poterlo cullare, abbracciare, toccare. Perche’ volevo essere la zia piu’ brava di sempre, se me lo avessero concesso. Noi avremmo voluto fare di piu’ per portarti a casa. Ti prego… dimmi: e’ stato abbastanza? Tu ci hai sentito? Perche’ noi non sentiamo piu’ nulla”.
In un’altra storia la donna ha postato un’immagine della famiglia riunita, ringraziando tutti coloro che hanno partecipato alle ricerche “dal profondo del cuore di una famiglia distrutta, di fratelli che non hanno avuto la possibilita’ di cullare il proprio nipote”.
Alessandro Impagnatiello ha dimostrato una “spiccata capacità manipolatoria e ingannatrice”. Lo scrivono i pm di Milano negli atti con cui hanno chiesto al gip la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per il 30enne accusato, nelle indagini dei carabinieri, di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, ma anche dai “futili motivi” e dalla “crudeltà”, di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza senza consenso per la morte della fidanzata Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi.
Negli atti, tra l’altro, numerose sono le incongruenze nella versione raccontata dall’uomo quando la 29enne risultava scomparsa, rispetto alle telecamere di sorveglianza analizzate dagli investigatori. Immagini che lo riprendono, ad esempio, verso le 7 del mattino di domenica 28 maggio mentre esce di casa con “due involucri” con dentro “materiale compatibile con un mucchio di vestiti”.
Tra l’altro, sempre negli atti si legge che all’altra donna con cui aveva una relazione parallela, una italo-inglese di 23 anni (anche lei rimasta incinta di lui ma con gravidanza interrotta), l’uomo parlava di Giulia come di una donna “mentalmente instabile” e che aveva manifestato “l’intenzione di uccidersi”.
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