Quando si esplorano le profondità dell’oceano c’è un fattore da tenere in considerazione affascinante e spaventoso allo stesso tempo: la profondità di frantumazione. Questo termine descrive una realtà molto concreta e pericolosa per i sottomarini che osano avventurarsi troppo in profondità.
La recente tragedia del sottomarino Titan, progettato per esplorare il relitto del Titanic, ha portato alla luce l’importanza di ciò. Cosa succede esattamente quando un sottomarino supera la sua profondità di sicurezza? In parole povere, la pressione dell’acqua diventa così intensa che la struttura non riesce più a resistere.
Questo è ciò che è accaduto al Titan: la pressione dell’acqua ha superato la resistenza del suo scafo, causando un’implosione che ha distrutto il veicolo e tutto ciò che conteneva. La profondità di frantumazione ovviamente varia a seconda del mezzo utilizzato, ma per quelli moderni, ad esempio, si stima che sia di circa 450 metri, con una profondità massima di discesa di circa 950 metri (ovviamente tutto cambia in base al modello, ma lo standard è questo).
Oltrepassare questi limiti può avere conseguenze catastrofiche, come abbiamo visto con il Titan. Una volta raggiunta la profondità di schiacciamento non si può fare più nulla per salvarsi: un sottomarino subisce un’implosione. Questo perché il sistema dello scafo che consente a queste navi di arrivare così in basso perde la sua capacità di resistere all’enorme pressione dell’ambiente esterno e le pareti del mezzo non riusciranno più a trattenere l’acqua.
La pressione schiaccia il sottomarino, facendo entrare il liquido all’interno e distruggendo tutto quello che contiene.
Articolo pubblicato il giorno 26 Giugno 2023 - 13:30