Sviluppava un ricco volume d’affari il clan “bicefalo” Ferrara-Cacciapuoti di Villaricca, comune dell’hinterland di Napoli, sgominato dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza che oggi, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno notificato 19 arresti e un decreto di sequestro urgente.
Lo dimostra il ‘business’ delle undici società sequestrate dai carabinieri, 16 milioni all’anno, ma anche – e soprattutto – una intercettazione nella quale uno dei vertici ricorda una lussuosa vacanza in Sardegna risalente al 2010, costatagli tra gli 80 e i 90mila euro.
“Sono andato in Sardegna – dice Francesco Ferrara, ritenuto elemento di vertice di una delle due anime del clan – per una vacanza, una volta, mi è costata 80-90 mila euro, però, quell’ anno, io ho guadagnato un milione e mezzo”.
L’organizzazione mafiosa vantava ottimi rapporti, anche d’affari, con federazioni criminali di rango come l’Alleanza di Secondigliano e il clan dei Casalesi e agli investigatori è chiaro che per il clan l’unica cosa che conta sono gli affari. Nulla deve interferire con i loro ‘business’, neppure lo spaccio di droga, che pure rappresenta un capitolo importante dei loro introiti.
E infatti, la compravendita di stupefacenti è vietata – per ordine del clan – in strada, nelle cosiddette piazze di spaccio perché, come spiega un pentito, il boss “non vuole che i suoi affari imprenditoriali milionari vengano compromessi dai controlli sul territorio delle forze dell’ordine”.
E chi non rispettava il diktat era considerato un traditore. La vicinanza con le altre organizzazioni criminali campane è testimoniata da un dato riscontrato dagli investigatori: a “tenere” la latitanza di Edoardo Contini, boss di caratura, vertice dell’omonimo clan componente dell'”Alleanza di Secondigliano” insieme alle famiglie Licciardi e Mallardo, fu proprio la famiglia Ferrara.
Il clan di Villaricca gli mise a disposizione anche un’abitazione nei pressi della villa del boss Domenico Ferrara. Non solo. Quest’ultimo aveva anche il grado e il ruolo di “ufficiale di collegamento” tra Edoardo Contini e il reggente dell’omonimo clan Patrizio Bosti, oltre che tra tra questi ultimi due e il clan Mallardo.
Ovviamente, accanto all’imprenditoria il clan di Villaricca gestiva anche le estorsioni e aveva un’importante disponibilità di armi. Infatti se a occuparsi degli affari erano i Ferrara, ai Cacciapuoti invece era stata delegata l’ala militare.
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