Dei volantini bianchi, in formato A3, con al centro una scritta tra parentesi ‘sto bene’ sono comparsi a Firenze, nella zona a nord della città, dove si trova l‘ex hotel Astor occupato dove vive con la madre e il fratellino di 7 anni e da dove è scomparsa sabato scorso la bambina di 5 anni Mia Kataleya Chicllo Alvarez, chiamata Kata.
La notizia con un video e foto che mostrano i volantini viene rilanciata anche dalla pagina Facebook ‘Peruanos pe unidos per un solo Firenze (Peruviani uniti da una sola Firenze), e in nel post, la coordinatrice del gruppo, Norma Guerrero, si domanda: “Avrà qualcosa a che fare con la piccola Kata?”.
“Nella nostra comunità nessuno era mai scomparso in questo modo. I peruviani di Firenze lavorano onestamente per una vita migliore, ma da un giorno all’altro tutti parlano male di noi, purtroppo basta poco per cancellare i lati positivi”.
Norma Guerrera è un’operatrice sanitaria di origine peruviana da oltre vent’anni residente a Firenze, tra le principali animatrici di questa comunità che nel capoluogo toscano conta quasi 8mila persone.
L’agenzia Dire la ha contattata per commentare il sequestro di Kataleya Mia Alvarez, la bimba di cinque anni scomparsa sabato scorso e su cui indagano la Dda e i carabinieri per sequestro di persona a scopo di estorsione.
Ieri, i Vigili del fuoco hanno impiegato anche i droni e le termocamere per tentare di individuare anche a lunga distanza la bambina, mentre dall’ex Hotel Astor occupato dove risiedono decine di famiglie – tra cui quella di Kata – partiva un corteo per esortare le forze dell’ordine a continuare e cercare la piccola.
“Non sono mai stata a favore dell’occupazione abusiva di quell’hotel” afferma Guerrero, convinta che “andava sgomberato prima. Non accadono cose belle lì dentro”. L’ipotesi che corre sulla stampa è che forse tutto ruoti attorno al racket degli affitti dei posti letto.
Ma la maggioranza dei peruviani si tiene lontana dalla criminalità, e la stessa Guerrero è molto attiva nell’aiutare i connazionali: negli anni ha aperto gruppi su Facebook e Whastapp per trovare lavoro, informazioni e prima assistenza per chi è appena arrivato. In questi giorni, sono serviti anche a dare spazio agli appelli per ritrovare la piccola Kata.
“I peruviani residenti a Firenze conoscono questi gruppi- continua Guerrero- e chi ha bisogno ci contatta, soprattutto chi è arrivato da poco. Con altre venti persone poi forniamo anche assistenza alle famiglie più svantaggiate”.
Il Perù, avverte l’attivista, “è un paese povero e le persone vengono in Italia per costruirsi una vita migliore, consapevoli che bisogna rimboccarsi le maniche. Io stessa all’inizio ho faticato tanto, vent’anni fa era più dura. Oggi invece- assicura- ci si integra più velocemente.
A chi si è appena trasferito suggeriamo di cominciare imparando la lingua, nel frattempo lo aiutiamo a trovare lavoro, ma possono passare anche mesi. Con pazienza e volontà però tutti riescono- dice Guerrero- e a Firenze i peruviani hanno aperto ristoranti, minimarket, negozi, o avviato ditte di pulizie. Sempre più giovani vanno all’università”.
Un maggioranza laboriosa la cui reputazione è a rischio “per poche mele marce, che vogliono tutto e subito” denuncia l’attivista, che conclude con un pensiero per la piccola Kata, che manca da casa da quattro giorni, e alle altre “decine di bambini che vivono in quell’ex albergo occupato e di cui lo Stato si dovrebbe preoccupare”.
Gli inquirenti che si occupano della scomparsa della piccola Kata stanno ascoltando il fratellino della bambina, che ha 7 anni, per ricostruire le ultime ore prima della sparizione della sorella, avvenuta sabato 10 giugno. Sul caso della piccola si indaga per sequestro di persona a scopo di estorsione, l’inchiesta è coordinata dalla Dda e gli accertamenti sono affidati ai carabinieri.
Rispetto ai giorni scorsi “abbiamo una speranza in più, non posso dire che cosa, ma noi abbiamo questa fede”, questa fiducia. Lo ha detto Elisa Suarez, zia della Bimba Kataleya scomparsa a Firenze parlando coi giornalisti.
“I carabinieri non ci hanno detto ancora nulla di come stanno avanzando – ha aggiunto -, anzi vorremmo sapere di più ma stanno lavorando e vogliono avere la certezza prima di dirci qualcosa”. Quanto a Kathrina, la madre in ospedale per aver ingerito della candeggina, “lei sta male – spiega la cognata – ma ora è stabilizzata in ospedale.
L’abbiamo sentita al telefono, dovrebbe restare ricoverata fino a domani alle 5, ma dipende da come si sente, da come i medici la vedono”.
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