“L’unica forma di pentimento che abbia un senso è togliermi la vita”. Sono le parole che ha ripetuto Alessandro Impagnatiello al suo legale dopo aver confessato l’omicidio di Giulia Tramontano.
Parole che oggi il legale, l’avvocato Sebastiano Sartori, ha riferito al termine dell’interrogatorio di convalida del fermo nel quale il barman ha confessato l’omicidio “aggiungendo particolari che riguardano l’ultima fase dell’accoltellamento”. “Il barman ha negato la premeditazione e ha detto che ha fatto tutto da solo”, ha conluso l’avvocato.
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L’interrogatorio di convalida del fermo si è tenuto in carcere a San Vittore davanti alla Gip Laura Angela Minerva. Un interrogatorio breve durato poco più di 30 minuti in cui il barman ha risposto alla domande confermando la versione resa la notte fra martedì e mercoledì.
L’avvocato ha inoltre spiegato che al momento non ha chiesto alcun trasferimento del 30enne in qualche struttura psichiatrica o sanitaria in quanto Impagnatiello “può stare in carcere” ma che ha intenzione di “approfondire alcuni aspetti”. E alla domanda se abbia timore di qualche gesto inconsulto, ha risposto “sono sereno, sono bravi e hanno trovato una giusta soluzione”, riferendosi alle condizioni di detenzione. Il giudice dovrebbe decidere in giornata.
iI 30enne reo confesso dell’omicidio della compagna incinta di 7 mesi Giulia Tramontano, uccisa sabato scorso nella casa in cui i due vivevano a Senago. Il barman di 30 anni sabato sera nella casa in cui vivevano a Senago ha ucciso a coltellate la compagna e ne ha inscenato la scomparsa, denunciata il giorno successivo.
E’ accusato di omicidio volontario aggravato, interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere. L’uomo, infatti – per sua stessa ammissione – ha tentato per due volte di bruciare il corpo di Giulia, originaria di Sant’Antimo in provincia di Napoli, e, dopo averlo tenuto prima nel garage e poi nel bagagliaio dell’uomo, lo ha nascosto in un’intercapedine in un’area dismessa a Senago, dove – su sua indicazione – è stato trovato nella notte tra mercoledì e giovedì
Per i pubblici ministeri Alessia Menegazzo e Letizia Mannella aveva già deciso di uccidere la 29enne prima che questa tornasse a casa come dimostrerebbero, fra i vari elementi raccolti dagli investigatori, le stringhe di ricerca sul web alle 19 di sera di sabato 27 maggio con le parole-chiavi ‘ceramica bruciata vasca’.
Impagnatiello ha raccontato che durante la lite con la giovane rientrata a casa, dopo aver scoperto del tradimento con un’altra donna rimasta anche lei incinta prima di interrompere la gravidanza, “si era inferta già qualche colpo all’altezza del collo e io arrivato vicino a lei, per non farla soffrire le ho inferto tre o quattro colpi all’altezza del collo”.
“Il coltello è caduto a terra – ha dichiarato durante la sua confessione – davanti al divano, lei era stremata a terra e io le dicevo che era finita e che doveva riposarsi”.
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