Prima di tutto iniziamo a spiegare che gli ultrasuoni sono onde sonore (suono) che si propagano attraverso l’aria o l’acqua.
Si chiamano ultrasuoni perché la frequenza usata (di solito 29 kHz) è superiore a quella udibile dall’orecchio umano.
Gli ultrasuoni vengono attualmente usati in diversi campi quali la medicina e l’industria, vengono usati per misurare distanze e dimensioni, per distruggere calcoli renali, pulire oggetti e tramite l’ecografia vengono usati per vedere organi interni.
Per la trasmissione ultrasuoni vengono usati dei trasduttori piezoelettrici che convertono l’energia elettrica in energia acustica.
I trasduttori piezoelettrici sono dispositivi che sottoposti ad una deformazione meccanica generano una differenza di potenziale elettrico.
Questo fenomeno fisico di contrazione/espansione è presente in alcuni materiali quali il quarzo e quando viene applicata una forza esteriore essi generano un movimento meccanico che può essere misurato come un segnale.
Il progetto nato a Sant’Antonio Abate unisce l’ingegnere Emanuele Costanzo, l’informatico Renato Costanzo e l’imprenditore Ciro Polese in una nuova e brevettata maniera di inviare dati tramite trasmissione ultrasuoni.
Questa scoperta tecnologica ci permetterà di comunicare e trasmettere dati anche in assenza di segnale dati, Wi-Fi e addirittura mentre siamo sott’acqua.
Non siamo nuovi scoperta di come alcune specie animali come delfini e pipistrelli riescano a comunicare tra di loro tramite senza emettere suoni udibili all’orecchio umano ma usando ultrasuoni o come altri animali riescano ad avvertire le frequenze sempre a noi impercettibili (a volte) dei terremoti prima che ce ne accorgiamo.
Questa idea o nuovo concetto di comunicazione, fino ad ora usato in campi non prettamente comuni a quelli attuali quali rete dati, Wi-Fi o industriali nasce dall’esigenza di poter comunicare in situazioni estreme.
Ovvero tutte quelle situazioni dove causa terremoti, valanghe e tsunami la normale copertura rete è interrotta o assente e quindi non affidabile.
La scoperta in questione non è effettivamente l’ultrasuono ma la tipologia di dati che possiamo inviare e ricevere tramite la trasmissione ultrasuoni.
Al giorno d’oggi i dati che vengono trasmessi tramite gli ultrasuoni sono di tipo binario, ovvero una serie di 1 (uno) e di 0 (zero) che compongono il segnale oppure il dato che vogliamo trasmettere.
In questo sistema ogni numero è composto da una serie di bit 1 o 0 e fino ad oggi la maggior parte dei sistemi informatici ed elettronici usano questo linguaggio per comunicare, processare e immagazzinare informazioni.
Ritornando quindi alla scoperta, il team Twopit ha trovato la maniera di trasmettere dati tramite ultrasuoni usando un nuovo sistema numerico che grazie ad algoritmi e funzioni matematiche codificate riesce a rendere più efficiente, precisa, compatta e veloce la trasmissione tra due o più dispositivi in assenza di segnale dati.
Questo nuovo sistema numerico ci permetterebbe non solo di poter comunicare in assenza di segnale ma di trasmettere informazioni salvando spazio di immagazzinamento e in maniera totalmente sicura grazie alla codificazione del segnale.
Altri campi di applicazione si aggiungono all’uso degli ultrasuoni e della tipologia dati scoperto da Twopit quali, sicurezza di trasmissioni finanziare e dati sensibili durante black out o interruzione servizio, comunicazione crittografata per giornalisti in paesi dove la censura blocca e controlla cosa viene trasmesso.
Al momento la tecnologia brevettata Twopit è stata data in uso gratuito ai Vigili del Fuoco, che potranno avvalersi di tutte queste funzionalità durante il soccorso e in casi di emergenza dove il normale segnale dati è interrotto.
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