Per entrare allo stadio Maradna di Napoli nell’anno dello scudetto e con tanti sold out vi è stato chi si è inventato la truffa dei biglietti segnati per agevolare lavoro degli steward infedeli. Determinante è risultato il ruolo svolto dagli steward infedeli, tre quelli sottoposti a una perquisizione oggi, uno dei quali, con il ruolo di supervisore, è risultato essere il punto di riferimento dei due organizzatori del “business degli biglietti”.La circostanza emerge dalle indagini, durate un paio di mesi, che hanno portato oggi a una decina di perquisizioni eseguite stamattina dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli.
E, infatti, i contatti tra questa persona e i due ‘capi’ sono frequenti, in particolare prima e dopo le partite casalinghe degli azzurri.Non solo.
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E’ anche emerso che i biglietti “alterati” (cioé acquistati con dei nominativi fittizi e poi modificati – illecitamente – con i nomi dei clienti dei bagarini) venivano resi subito riconoscibili con dei particolari segni che rendevano più semplice il lavoro di controllo dei steward infedeli posizionati ai varchi dello stadio.
Questo steward gestiva – secondo i finanzieri – una vera e propria squadra di colleghi, anche loro infedeli, deputati anche a procacciare – sempre dietro compenso – clienti ai “bagarini”.Lui stesso avrebbe accompagnato personalmente dei tifosi “clienti”, anche stranieri.
E il suo guadagno viene quantificato in diverse migliaia di euro.Alcuni di questi biglietti contrassegnati sono stati sequestrati dai finanzieri in occasione della partita di Champions League Napoli-Eintracht diventata poi tristemente nota per la guerriglia urbana tra le due tifoserie.
Gestivano una clientela variegata, dall’operaio al professionista, i bagarini napoletani che, con l’aiuto di alcune ricevitorie compiacenti si accaparravano Biglietti per le partite del Napoli allo stadio Maradona (di serie A e per la Champions League) e anche per altri eventi, come concerti, che poi rivendevano a prezzi duplicati.
La circostanza emerge dalle indagini del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che oggi hanno eseguito una decina di perquisizioni tra Napoli e provincia.Le indagini, dal mese di febbraio, si sono avvalse di attività di intercettazioni dalle quali si evince che i bagarini avevano come clienti abituali dei professionisti ai quali promettevano anche le magliette dei neo campioni d’Italia.
Il compito di modificare i nominativi sui biglietti era stato delegato a uno degli indagati, ritenuto componente dell’associazione a delinquere, che operava dalla sua abitazione.
Per ciascuno dei bagarini indagati il giro d’affari era cospicuo, intorno a qualche decina di migliaia di euro per ciascuna partita: è quanto emerge dalle indagini della Guardia di Finanza di Napoli che oggi ha eseguito una serie di perquisizioni nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura di Napoli.I reati contestati dai finanzieri sono associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione, alla truffa e alla ricettazione.
Al momento sono nove gli indagati, due dei quali avrebbero ricoperto un ruolo di primo piano.Su di loro, infatti, convergono le richieste da tutta Italia dei potenziali clienti.
Uno dei due, inoltra, è titolare di un account sui social sul quale era facilmente rintracciabile.I finanzieri hanno anche intercettato le conversazioni degli indagati scoprendo, per esempio, che un ingresso per la Curva A superiore in occasione della partita Napoli-Milan del 2 aprile 2023, per esempio, era stato venduto dai bagarini a circa 120 euro.
In una conversazione viene intercettata anche la lamentela di una mamma che chiama uno dei bagarini per fargli sapere che i suoi figli, entrambi in possesso di un biglietto “alterato”, sono stati bloccati agli ingressi.Il bagarino replica dicendo che se fosse stato chiamato avrebbe potuto risolvere la questione.
Inoltre si dice anche pronto a restituire la cifra.Dalla conversazione si evince che gestisce un giro di 2-300 Biglietti e che quindi qualche inconveniente può capitare.
L’informazione acquisita rende anche – per approssimazione – l’entità del giro di affari che si aggira, per difetto, intorno alle decine di migliaia di euro per ciascuno dei bagarini indagati.
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