” I due detenuti suicidi nelle ultime ore – a Secondigliano-Napoli e a Ravenna, dove il detenuto 35enne si trovava in carcere solo da un paio di settimane – devono riaccendere l’attenzione per evitare, invece, quella che è diventata una sorta di assuefazione come fosse ordinarietà”.
Lo afferma il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo aggiungendo che salgono a 24 i suicidi di detenuti dall’inizio dell’anno con 58 decessi complessivi e non dimentichiamo che nello scorso anno sono state 84 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario italiano: numero record da quando si registra il dato (dal 2000).
“Anche se a Secondigliano il detenuto suicida aveva 65 anni, complessivamente si abbassa l’età dei detenuti suicidi (la media è over 40 con numerosi over 30) e il 40% dei decessi sono extracomunitari a riprova che i giovani, insieme ai tossicodipendenti e a quanti hanno problemi psichici e con essi i giovani stranieri sono i più fragili e vulnerabili.
Purtroppo – dice Di Giacomo – continuiamo ad ascoltare solo annunci di “buona volontà”, impegni politici e dichiarazioni di parlamentari ed esponenti di Governo senza passare dalle parole di commozione (in qualche caso anche sincera) o generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti.
Sino al punto di produrre una sorta di assuefazione e ridurre il suicidio in cella a pochi righi in pagina di cronaca locale perché non fa più notizia. Anche gli annunci per la costruzione di nuovi padiglioni lasciano il tempo che trovano mentre il Ministro Nordio sta pensando al recupero di vecchie caserme, idea non nuova che richiede comunque soldi e tempi non brevi di realizzazione.
Questa mattanza silenziosa deve finire con misure e azioni concreti perché lo Stato ha in carico la vita dei detenuti e ne risponde. Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l’emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all’Amministrazione Penitenziaria e al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere”.
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