La Digos della Questura di Milano indaga sullo striscione appeso davanti alla casa di Federico Dimarco, difensore 25enne dell’Inter che, al termine della vittoria nel derby di Champions che ha mandato la squadra di Inzaghi in finale, si era lasciato andare ad alcuni cori contro i tifosi del Milan.
Sull’episodio la sezione distrettuale antiterrorismo della Procura, diretta dal procuratore Marcello Viola, aprirà un fascicolo per minaccia aggravata. La scritta “Dimarco pensa a giocare… o la lingua te la facciamo ingoiare” non era accompagnata da alcuna sigla sugli autori. E’ stato il fratello del giocatore, intorno a 00.30, a notare lo striscione e a contattare il 112.
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In mattinata sulla pagina Instagram dei Banditi, il gruppo di riferimento della Curva Sud del Milan, è stato pubblicato un comunicato: “Apprezziamo le scuse del giocatore Dimarco, comprendendo che a volte l’adrenalina e l’euforia possano giocare brutti scherzi, e ci auguriamo in futuro di non assistere più a scene simili, da ambo le parti”
.“Nessuno si è mai sognato di vietare festeggiamenti e sfottò, ma in una città come Milano ci sono dei limiti che non vanno mai oltrepassati, da una parte e dall’altra. Le Curve di Milano si impegnano da 40 anni a portare avanti un patto di non belligeranza, un caso unico in Italia che permette di vivere nel rispetto, nella tranquillità e nella lealtà la nostra stracittadina”.
“Un conto – ha scritto ancora la Curva Sud – sono i cori e gli striscioni di sfottò riferiti a giocatori e società (…) tutt’altro discorso sono i cori di scherno verso una curva intera alla presenza della stessa (con un coro che la stessa Curva Nord non canta di proposito da mesi)”.
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