foto di repertorio
Il bando dei diritti tv nella scorsa assemblea, la scelta dell’advisor in quella di oggi. La Lega di A punta su Lazard, istituto internazionale con sede a New York, come advisor nella scelta per la valutazione delle manifestazioni di interesse da parte di private equity e altre forme di finanziamento per la Serie A. Lo ha annunciato oggi Lorenzo Casini, presidente della Lega A, al termine dell’assemblea dei club che si è svolta eccezionalmente al Salone d’Onore del Coni a Roma per via della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Inter.
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Un’assemblea – alla quale hanno partecipato con un saluto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e quello della Figc, Gabriele Gravina – e che ha deliberato di destinare il 10% del ricavato della Serie A della finale di Coppa Italia all’Emilia-Romagna, per una somma di circa 300 mila euro (il restante 90% si divide in forma uguale tra le due partecipanti).
Ma tornando all’advisor, Lazard è stato votato all’unanimità dai 15 club rimasti, mentre i restanti 5, tra cui Napoli, Fiorentina e Milan, hanno lasciato l’assemblea in anticipo. E tra i primi ad andare via c’è stato proprio Aurelio De Laurentiis che lasciando il Coni a chi gli chiedeva come stesse andando l’assemblea ha risposto “stanno svendendo il calcio perché non lo sappiamo amministrare”.
Uno sfogo sul quale Casini ci ha tenuto a precisare come non fosse correlato “all’ordine del giorno”, mentre l’ad della Serie A, De Siervo, ha aggiunto come “non sia successo nulla. De Laurentiis lo conoscete, è fantasmagorico anche nelle dichiarazioni. In assemblea ogni tanto si discute ma poi si converge. Aurelio e i colleghi hanno votato all’unanimità il bando per i diritti. Il motivo della discussione è diverso ed è su un’interpretazione del ruolo dell’advisor. Una discussione rimasta sospesa perché ha scelto di uscire”. Advisor che Casini chiarisce “svolgerà la sua attività di analisi e valutazione di finanziatori e fondi dopo la procedura di assegnazione dei diritti tv, visto che c’è il bando aperto”.
Il presidente della Serie A ha poi anche parlato di due temi come il razzismo e la giustizia sportiva. Il primo lo ha definito un “fenomeno non solo italiano ma che non deve consolarci” perché “lo stadio e il calcio non sono isole separate, sono parte della società e il rimedio non può essere affidato solo al mondo dello sport”, individuando entro il 2030 la data limite per la quale sradicarlo “partendo dalle scuole e da tutto il contorno perché le repressioni e le sanzioni non risolvono da sole il problema”. Infine sulla giustizia sportiva se l’auspicio è quello di “di avere tempi certi e rapidi”, il modello sognato “è quello del Tribunale arbitrale dello sport durante i Giochi Olimpici per la risoluzione di controversie in 24 ore. E’ chiaro che poi non tutto è risolvibile in 24 ore”.
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