Sarebbero due napoletani i cosiddetti motociclisti “pendolari del crimine” identificati dalla Polizia di Stato nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica fiorentina su due ben distinte rapine avvenute tra il dicembre del 2021 e il gennaio dello scorso anno.
Le indagini sugli episodi, il primo avvenuto a Firenze e il secondo nel Senese, sono state unificate nello stesso procedimento penale proprio sulla base del fatto che per gli inquirenti ci sarebbe la stessa mano dietro ad entrambi gli episodi. Si tratterebbe di due uomini di 43 e 44 anni, entrambi originari e residenti a Napoli. Per questo motivo, alcune settimane fa, la Squadra Mobile di Firenze ha eseguito, con la collaborazione di quella di Napoli, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 43enne, mentre l’altro aveva fatto perdere le proprie tracce.
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Il primo dei fatti contestati agli indagati dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Firenze nel provvedimento a sua firma, risale al 14 dicembre 2021. Quel pomeriggio una donna, dopo essere scesa dal suo fuoristrada parcheggiato in zona Stadio a Firenze, sarebbe stata avvicinata da due motociclisti completamenti travisati con dei caschi integrali.
Uno dei due avrebbe prima tentato di prenderle la borsa ma la signora ha resistito senza mollare la presa. A questo punto il malvivente le avrebbe letteralmente strappato dal polso un “Chopard” d’oro con brillanti il cui valore si aggirerebbe intorno ai 40.000 euro. Bottino alla mano i due si sarebbero poi dati velocemente alla fuga facendo perdere le proprie tracce.
Il secondo episodio, per il quale è sempre accusata la coppia campana, risale invece a qualche settimana dopo: il 3 gennaio del 2022 a cadere nella rete dei rapinatori, che secondo quanto ricostruito avrebbero sempre agito a bordo della stessa motocicletta, è stato un dipendente di un parco termale nella provincia di Siena
.Questa volta il malcapitato sarebbe stato spinto sempre da uno dei due che avrebbe poi infranto il vetro del finestrino della sua auto, portando via la borsa con dentro l’incasso dell’attività, ovvero 24.000 euro in contanti. La vittima, già prima del colpo, avrebbe notato qualcosa di strano intorno alla sua autovettura. Uno degli aggressori sarebbe stato infatti sorpreso con un atteggiamento alquanto sospetto proprio dietro al veicolo e, quando il proprietario del mezzo gli avrebbe chiesto spiegazioni in maniera diretta, il rapinatore sarebbe entrato in azione.
L’auto aveva anche una gomma a terra, circostanza non comprovata ma che porterebbe ad ipotizzare un diverso piano d’azione all’origine del colpo: la vittima, dopo aver poggiato l’incasso sul sedile e premuto il piede sull’acceleratore, sarebbe stato inevitabilmente costretta a fermarsi, scendere e distrarsi così, dopo pochi metri, per controllare la ruota.
Con molta probabilità questo momento sarebbe potuto coincidere, secondo una mera ipotesi investigativa, con quello scelto dai “sodali” per entrare in azione correndo il minor rischio possibile di eventuali reazioni. Nei mesi successivi i Falchi della Squadra Mobile di Firenze hanno dato il via a complesse attività passando al setaccio ogni singolo indizio e senza tralasciare neanche il più piccolo dettaglio, insignificante all’apparenza, ma decisivo se visto con occhi esperti.
Il modus operandi dei rapinatori non avrebbe infatti reso per niente facile le indagini che alla fine hanno però portato la Squadra Mobile di Firenze direttamente nelle loro case a Napoli e provincia dove, come anticipato, il 43enne è subito finito in manette. L’altro è invece risultato assente all’appello e la Polizia di Stato non ha mai smesso di cercarlo. A seguito della sua acclarata irreperibilità, a fine aprile il Tribunale di Firenze ne ha addirittura decretato la “latitanza”.
Le serrate attività investigative della Squadra Mobile fiorentina hanno portato nei giorni scorsi i “Falchi” nel pratese dove l’uomo, oramai ricercato ovunque da tutte le forze di polizia, si era momentaneamente appoggiato: per il 44enne si sono così aperte le porte del carcere. Sulla base degli elementi sinora raccolti il GIP, accogliendo l’ipotesi investigativa della Procura della Repubblica di Firenze, aveva infatti già disposto il carcere per entrambi gli indagati, come misura cautelare.
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