Il suo nome sarà di diritto nel futuro Pantheon dei protagonisti della storia azzurra.Lui, primo allenatore a infrangere il soffitto di cristallo del mondo del calcio e a portare il Napoli sul tetto d’Italia. Ottavio Bianchi, 79 anni, è forse il lombardo più napoletano d’Italia.
In città ha giocato per 5 campionati ma soprattutto ha vinto uno scudetto, una Coppa Uefa, una Coppa Italia.Lui è stato il paziente nocchiero che ha guidato una squadra movimentata dall’effervescenza del più grande calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona.
Ora, di fronte al trionfo del Napoli, non lesina l’entusiasmo. “Sono felice.
Per il Napoli e per Napoli.Questa città è dentro la mia cultura, la professione che ho esercitato.
Lì ci sono i miei amici con i quali mi sento sempre.Sono felice sotto il profilo sociale ed umano”.
“Se poi dopo Napoli consegue anche dei risultati sportivi così importanti è solo un piacere.
Anzi – si corregge subito dopo – questo è un termine non adeguato.Per me è solo gioia”.
Sono passati troppi anni…”
Paragoni con quel Napoli? “Guardi – risponde Bianchi – sono passati troppi anni.Nel senso che è cambiato tutto.
Guardi lo staff che c’è ora, Allora eravamo solo in tre.Adesso poi possono cambiare 5 giocatori che ti modificano completamente in tre minuti la partita.
Tutto è diverso, c’erano i 2 punti, ora i 3 con cui puoi recuperare più facilmente”.
Il messaggio è che “bisogna sempre analizzare il momento storico dell’evento.Se si va a guardare indietro si sbaglia sia esaltando che sottovalutando.
E ancora, in quel periodo quanti napoletani avevamo in squadra tra chi giocava e chi no.Allora si giocava al massimo un anno per non retrocedere e un anno per scalare posizioni”.
La differenza è che adesso “il Calcio Napoli fa parte dell’élite, sono sempre lì, nella zona Champions e quando si è sempre in quella zona prima o poi ti capita di vincere”.
Il segreto di quest’anno? “Hanno avuto l’abilità di partire, non come gli altri anni, col favore del pronostico, ma strada facendo si sono meritati tutto quello che hanno conseguito.
E in più questi giocatori, alcuni sconosciuti alla gran parte, si sono messi in grande evidenza e questo non è da tutti”.
Ma chi è stato il migliore? “A me – risponde Bianchi – piace dire che nella squadra del Napoli non c’è mai un peggiore in campo.Chi parla poi di riserve, al giorno d’oggi, fa un errore madornale.
Come nel basket, puoi cambiare un assetto completo della squadra.Però, per fare questo devi ottenere la partecipazione dei giocatori”.
Questo il punto fondamentale. “Se si osserva, tra quelli che subentrano e quelli che escono nel Napoli non c’è mai un gesto di stizza ma sempre la consapevolezza di arrivare al massimo per ottenere il risultato”.
Quanto a Spalletti “sta facendo non bene, ma benissimo.
Per ottenere questo risultato tutte le componenti devono fare il meglio: la società, lo staff tecnico, i giocatori, la stampa, il pubblico.Non c’è una componente che non abbia dato il massimo nel rispetto dei ruoli.
Hanno fatto tutti molto bene.Il segreto del successo è questa profonda unità d’intenti”.
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