La Decima sezione del Tribunale di Napoli ha rigettato la richiesta di scarcerazione avanzata dal difensore legale di Francesco Pio Valda, il presunto assassino di Francesco Pio Maimone, ucciso nella zona degli chalet di Mergellina per una lite a cui quest’ultimo neanche aveva preso parte.
Come scrive il Mattino, secondo i giudici non ci sono dubbi che a sparare, quella sera della scorsa 20 marzo, sia stato Valda e che lo abbia fatto in ordine a un costume camorristico che lo ha spinto a vendicare l’affronto subìto (un pestone a una scarpa) e un calcio, usando un’arma che aveva portato con sé.
A Mergellina, quella sera, era in atto uno scontro tra giovani legati al gruppo camorristico degli Aprea-Valda di Barra e gli affiliati del Rione Traiano.L’uccisione di Maimone sarebbe stata frutto di uno sparo di Valdo effettuato sbagliando mira.
E’ un profilo inquietante quello del presunto killer di Mergellina. Da un’intercettazione raccolta dalla Mobile è emerso che, dieci giorni prima il un giovane pizzaiolo di Pianura venisse ucciso da un proiettile impazzito, Valda si esercitasse con due pistole, assieme all’amico Rocco Sorrentino (che non è indagato per l’omicidio) e a una donna non identificata.
La polizia ha anche effettuato un blitz in casa Valda, rinvenendo 19 cartucce di una calibro 38. Per i giudici non ci sono dubbi, si tratta della stessa arma usata il 20 marzo scorso. “Diventano sempre più gravi le accuse rivolte a Valda che, come avevamo già anticipato sin dalle prime battute di questa assurda e drammatica vicenda, è a tutti gli effetti un esponente, seppur giovane, di un gruppo camorristico.
Cresciuto tra il mito della violenza, della sopraffazione e delle pistole, non poteva che diventare un criminale pronto ad uccidere per un nonnulla. Per questa gente la vita umana vale meno di zero e quindi non può vivere liberamente in società”,
dichiara il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli. “La giustizia dovrà fare il suo corso e la pena inflitta dovrà essere durissima, senza prevedere attenuanti di alcun genere. ““Lo diciamo da anni. I bambini che crescono in ambienti criminali e/o camorristici hanno pochissime, se non zero, speranze di avere una vita che non sia legata alla malavita, alla delinquenza, alla violenza e all’illegalità. Per questo dovrebbero essere sempre allontanati dalla loro famiglie, capaci di trasmettere alle nuove generazioni soltanto valori legati al terrore, alla morte e al crimine”, ha concluso Borrelli.
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