“Senza nulla togliere a San Gennaro, nello scudetto del Napoli c’è anche la mano di San Francesco”: a dirlo è un tifoso azzurro speciale, padre Agnello Stoia, parroco di San Pietro a Roma, appartenente all’ordine dei francescani conventuali.
Il calcio e il Napoli, per lui che è nato sotto il Vesuvio, sono una passione che si porta dietro fin da bambino e che non ha abbandonato nemmeno indossando il saio. “Anzi – racconta padre Stoia – una quindicina di anni fa, all’interno del convento di Montella, in provincia di Avellino, noi frati fondammo il club Napoli San Francesco, di cui era presidente Fiorella, una grande tifosa.
Era stato un modo per aggregare giovani e meno giovani, ad ogni partita degli azzurri aprivamo le porte del convento per seguirla tutti assieme”. Secondo il francescano “il calcio e lo sport in generale sono un grande collante sociale”.
“La vittoria di questo campionato da parte dei ragazzi di Luciano Spalletti – aggiunge – è il riscatto di una città e dell’intero meridione”. “Se ieri sera ho festeggiato? Sono rimasto in convento e ho chattato con tanti amici napoletani sparsi nel mondo” racconta il frate.
“Confesso che mi sarebbe piaciuto anche sparare qualche fuoco d’artificio – aggiunge -, ma non ne avevo e poi avrei svegliato tutti i fratelli che vivono qui”. Tra i suoi parrocchiani c’è stato anche il presidente Aurelio De Laurentis: “in questa Pasqua, appena trascorsa, mi ha regalato un grande uovo azzurro” rivela.
“Al presidente – spiega fra Agnello – dissi che lo avrei aperto soltanto il giorno in cui il Napoli fosse diventato campione d’Italia, oggi è arrivato il momento di aprirlo con i miei parrocchiani”. Accostare il calcio alla fede religiosa, per il parroco “non è blasfemo”.
“A Napoli – dice – San Gennaro vive nelle strada, tra la gente e questo vale anche per San Francesco patrono d’Italia, che quest’anno, ne sono certo, ha avuto un occhio di riguardo verso il sud di questo Paese che ha bisogno di risollevarsi e guardare con maggiore fiducia al futuro”.
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