La bella vita del figlio del boss Antonio Masiello stava per portare a una scissione nel triumvirato di camorra che controlla gli affari illeciti ai Quartieri Spagnoli e che è stato smantellato due giorni fa con il blitz di carabinieri e polizia con 54 arresti.
E’ quanto emerge dalle 798 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Carla Sarno del Tribunale di Napoli. Le indagini della Dda di Napoli (pm Celeste Carrano e Urbano Mozzillo) portano alla luce la discussione tra Antonio Masiello e i suoi sodali Eduardo Saltalamacchia ed Antonio Esposito.
Nell’intercettazione dell’8 gennaio 2020, Masiello cerca di spiegare ai soci che quell’agio del figlio Vincenzo non fosse frutto di denaro sottratto alla spartizione tra i tre leader del cosiddetto “sistema” dei Quartieri. I dubbi sollevati da quelle considerazioni innescheranno – viene spiegato nell’ordinanza – un iniziale momento di fibrillazione ma i rapporti si ristabiliscono e si rafforzano dopo la scarcerazione di Saltalamacchia poiché, sottolinea il giudice, “gli interessi commerciali dei tre sodali sono tali che il superamento degli attriti rinforza e compatta la loro unione”.
“Si cambia un orologio al giorno di 50mila euro?… tiene la macchina affittata di 50mila euro… ogni maglietta mille euro”. Dalla conversazione traspariva, inoltre, che Saltalamacchia avesse una sorta di risentimento nei confronti di Vincenzo Masiello perché dubitava che lo stesso si fosse arricchito con il denaro del gruppo, allorquando gli aveva chiesto conto e ragione circa il possesso di un orologio Rolex d’oro che, invece, Masiello sosteneva di possedere da tempo e segnatamente da quando faceva il rapinatore
Antonio Masiello ricordava che trattandosi di malavitosi, Esposito e Saltalamacchia, notando l’elevato stile di vita del figlio , avrebbero potuto pensare che Masiello Vincenzo stesse facendo la bella vita con i soldi che avrebbe dovuto dividere con loro e di cui, invece, sì era appropriato
Emblematica in tal senso è la conversazione del 11 gennaio 2020 in cui Burraccione Ciro sottolinea il ruolo dei tre leader a capo del sistema (”adesso noi siamo una cosa seria Tonino, o’Cucù ed Edoardo, a fratello non sono i ragazzi che si prendono i 200 euro… ”), che. proprio in virtu’ del ruolo di comando, decidono le somme da imporre alle piazze, riscosse materialmente dallo stesso Burraccione che si aggira nelle piazze di spaccio evocando lo spessore dei suoi referenti.
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