Trenta arresti ordinati dalla direzione distrettuale Antimafia di Milano ed eseguiti dal Ros dei carabinieri nelle province di Pavia, Varese, Sassari e Catania, per smantellare un giro internazionale di droga tra Lombardia e Spagna diretto anche dall’interno del carcere milanese di Opera. Sequestrati 240.000 euro in contanti e 329 chili di sostanza stupefacente tra cocaina, hashish e marijuana.
Le accuse, oltre al traffico di stupefacenti, riguardano anche riciclaggio, estorsione, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco. Le indagini si sono avvalse anche dell’attività del comando di Polizia penitenziaria di Opera, assieme ai carabinieri della compagnia di Corsico e al reparto Anticrimine di Milano.
Dentro Opera erano coinvolti anche i familiari dei detenuti i quali, oltre a curare l’introduzione in carcere della droga e dei telefoni cellulari, avrebbero garantito il collegamento con esponenti di spicco di gruppi organizzati di Rozzano (Milano), Milano (nei quartieri Barona, Gratosoglio, Comasina e Quarto Oggiaro), Pavia, nel territorio della Campania, dell’Emilia Romagna, con diramazioni anche in Spagna (in particolare nelle città di Malaga e Barcellona).
La droga partiva dalla Spagna e il denaro veniva inviato attraverso due corriere che pagavano i carichi, in larga parte hashish e marijuana, destinati alle piazze di spaccio milanesi. Già nel febbraio del 2020 all’aeroporto di Orio al Serio sono stati intercettati e sequestrati 53.000 euro in contanti nascosti nel doppio fondo di una valigia di una delle donne indagate, che si apprestava a partire per Malaga.
Il gruppo di Rozzano, attivo nello spaccio di cocaina, oltre che di hashish e marijuana, agiva in particolare nel quartiere Aler (di edilizia pubblica residenziale) “curando che le consegne di stupefacente avvenissero, previ accordi telefonici (con schede fittiziamente intestate a terzi), in località sempre diverse e sempre sulla pubblica via”.
I soldi dello spaccio venivano riciclati su carte Postepay. Ancora più sofisticata la logistica della neve scelta nella zona del Sempione a Milano. La droga arrivava da Badalona, in Spagna, a bordo di mezzi appositamente modificati (con vani nascosti ad apertura elettronica) riconducibili ad una ditta di logistica creata ad hoc ed intestata ad uno dei sodali che creava falsi documenti di trasporto di materiale informatico da e per la penisola iberica.
Anche alla “Barona”, sempre nel capoluogo meneghino, lo stupefacente veniva distribuito in due piazze di spaccio: una nella zona delle case popolari, l’altra in un centro commerciale. La droga veniva anche consegnata a domicilio con ordini via messaggio telefonico. Gli indagati- spiega l’Arma- “potevano anche contare su diverse armi da fuoco custodite, per conto dei vertici dell’associazione, da soggetti compiacenti”.
Le comunicazioni tra i vari gruppi erano mascherate con il ricorso a comunicazioni non intercettabili (anche ricorrendo a moderne tecnologie di comunicazione criptata) o ai più tradizionali “passaparola”. In totale sono 10 i soggetti arrestati (8 in carcere e 2 donne agli arresti domiciliari); oltre a un decreto di fermo della stessa DDA milanese nei confronti di altre 8 persone e di un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 12 soggetti, tra i quali due donne, (di cui 7 in carcere, 3 già detenuti per altra causa e 2 agli arresti domiciliari) emessa dal GIP del Tribunale di Milano.
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