“Me ne vado lasciando la Reggia di Carditello soddisfatto per il rilancio realizzato in sette anni, ma mi colpisce la mancanza di garbo istituzionale che si evince dalla nota emessa ieri sera dal ministero, in cui si rendono noti i componenti del nuovo cda e si ringrazia il consiglio da me presieduto, giunto alla naturale scadenza, senza però neanche citare il sottoscritto. Quasi come se avessi approfittato di qualcosa in questi anni o mancato dei miei doveri”.
E’ un Luigi Nicolais triste, seppur orgoglioso di aver potuto contribuire a rilanciare un sito per decenni abbandonato in un’area degradata dal punto di vista ambientale – piena Terra dei Fuochi – quello che ha salutato la Reggia di Carditello, ubicata a San Tammaro, amministrata per quasi sette anni come presidente della Fondazione Real Sito di Carditello (composta da Ministero e Regione Campania); “tre anni ancora per il rilancio definitivo del sito”, ma oggi c’è tristezza per la mancanza di riconoscimento istituzionale.
“Questo ministro – aggiunge Nicolais – non ha vissuto tutto il travaglio che c’è stato per acquisire la Reggia (gennaio 2014, ndr) e iniziare a rilanciarla. Nel settembre 2016, quando ci siamo insediati come Fondazione – racconta Nicolais – qui c’erano tanti rifiuti e tanta vegetazione incolta, e la prima cosa che facemmo fu ripulire l’area di quasi 25mila metri quadrati e installare una recinzione con pali e corda per poter aprire il sito al pubblico. Gestire la Reggia in un territorio del genere – sottolinea Nicolais – è stato complicato, basti pensare che durante la pandemia trovammo nei pressi dell’entrata della Reggia 700 tonnellate di amianto, che io mi presi la responsabilità di far rimuovere e smaltire; per questo ho anche ricevuto un avviso di garanzia, ma l’indagine è stata poi archiviata”.
Dal 2016 la Reggia di Carditello – secondo la relazione di Nicolais – è via via uscita dal cono d’ombra, sono iniziati i restauri della parte immobiliare, ovvero della palazzina centrale e delle otto torri, ha stretto accordi con associazione e istituzioni, come i Carabinieri del Comando Forestale e il club Unesco, è partito il recupero dell’area anteriore del sito con la ristrutturazione del tempietto e la valorizzazione del più grande galoppatoio d’Europa ubicato in una Reggia, sono arrivati i cavalli di razza persano come ai tempi dei Borbone, il tutto nell’idea di mantenere quella vocazione tipicamente agricola che i regnanti napoletani avevano originariamente assegnato a Carditello.
Ecco quindi i progetti che si stanno sviluppando ell’area esterna della Reggia: c’è l’area equestre gestita nell’ambito dell’accordo con la Fise (Federazione italiana sport equestri), l’area pic-nic, la casa delle farfalle, percorsi sensoriali inclusivi, il Parco Avventura, l’orto sinergico, la possibilità di dormire sugli alberi (tree camping e tree house), un’area per i camper.
Il sito è riuscito a rilanciarsi grazie soprattutto ai 500mila euro annui messi a disposizione da Ministero (300mila euro) e Regione Campania (200mila), “ma poi abbiamo – spiega Nicolais – iniziato a camminare anche con le nostre gambe partecipando e vincendo molte gare d’appalto e riuscendo ad intercettare fondi pubblici, in particolare europei. Abbiamo avuto di recente 3,5 milioni di euro per illuminare e recintare tutte le aree che delimitano la Reggia”.
Per il nuovo Cda la strada sarà tracciata e meno tortuosa. “Lasciamo un tesoretto di circa 6milioni di euro per il completamento dei corpi anteriori del Real Sito e per i lavori di manutenzione, come la tinteggiatura delle facciate, o l’installazione degli ascensori”, conclude Nicolais.
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