In relazione allo sgombero dei locali di proprietà comunale della A.S.D. Napoliboxe, il Comune di Napoli precisa che “per l’Amministrazione vi era l’obbligo di dare esecuzione all’ordinanza di sgombero n. 17 emessa nel lontano 22 febbraio 2016 nei confronti dell’A.S.D. Napoliboxe per il rilascio dei locali di proprietà comunale siti in Via Sottomonte ai Ventaglieri n. 10 (piano terra e piano intermedio).
“Il Tar Campania VII sezione con sentenza n.4917/2022 – si legge in una nota del Comune di Napoli – ha poi rigettato l’impugnativa dell’associazione lasciando quindi intatta l’efficacia dell’ordinanza di sgombero del 2016. Alcuni locali, come accertato dalla Polizia locale, sono stati adibiti ad attività non autorizzate”.
“Nei giorni scorsi, al fine di affrontare la delicata questione degli sgomberi, il sindaco Gaetano Manfredi ha convocato un tavolo apposito al fine di monitorare le singole vicende e verificare con tutti gli organismi competenti gli strumenti per individuare le possibili soluzioni di conciliazione che da una parte rispondano agli obblighi di legge per l’Amministrazione comunale – prosegue la nota – e dall’altra salvaguardino le attività sociali svolte sui singoli territori a favore dei giovani e delle fasce deboli”.
“Nelle more dell’attivazione del tavolo tecnico sugli sgomberi, l’Amministrazione comunale si dichiara disponibile ad incontrare i gestori della palestra di Boxe ai Ventaglieri per trovare insieme le possibili soluzioni”, conclude la nota.
Questa mattina, per l’ultima volta, a presidiare quella struttura che ha ospitato anche per conto del Comune minori a rischio, Lino Silvestri, titolare della palestra e figlio di Geppino Silvestri, leggenda della boxe napoletana. C’era Lino e c’erano i suoi ragazzi, alcuni letteralmente strappati dalla strada nel corso di questi ventitre’ anni.
La vicenda che ha portato a questo sfratto e’ complessa e parte da lontano. La NapoliBoxe, ospitata in locali di proprieta’ del comune di Napoli, ha versato dal primo giorno un canone agevolato di 500 euro mensili, concordato all’epoca con l’amministrazione comunale.
Oggi, a causa di una rivalutazione dell’immobile, sarebbe costretta a versare circa 11.000 al mese, compresi gli arretrati. Ed e’ cosi’ che in un attimo e’ maturato un debito, contestato da Lino e dal suo avvocato, di circa 2 milioni di euro, poiche’ la rivalutazione agisce anche retroattivamente.
“Se avessimo 2 milioni di euro saremmo alle Canarie”, dice Lino con un sorriso amaro. “Questo era un rudere e lo abbiamo rimesso a nuovo con tanta fatica e con le nostre risorse”, sottolinea con le lacrime agli occhi mentre i suoi ragazzi tirano gli ultimi pugni sui sacchi appesi.
“Evidentemente su questo posto ci sono altri interessi – spiega – e questo fa male perche’ qui ci abbiamo messo tutta la nostra passione e il nostro impegno. Per non parlare dei nostri soldi”.
Insieme a polizia e vigili del fuoco questa mattina c’era anche Giovanni Celestini, legale di Lino, che ha chiesto “un tavolo con il sindaco, o con chi di dovere, per rifare i contratti tenendo conto ovviamente della fase di crisi, e salvare lo sport in questa citta'”.
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