em>“Napoli magica, ora fai vincere anche noi”. L’Italia di Roberto Mancini riparte dal Maradona. Nove anni e mezzo dopo l’ultima volta con l’Armenia, la Nazionale riabbraccia Napoli, il 23 marzo. E lo fa in un momento particolare: è la prima gara dopo il mondiale del Qatar ed è la prima volta dopo la scomparsa di Gianluca Vialli.
Il San Paolo, oggi Maradona, rivive nelle parole del ct nell’intervista concessa a Il Mattino a firma Bruno Majorano e Pino Taormina.
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“L’emozione dello stadio gigantesco – dice – 16 anni e mezzo e sono titolare nel Bologna che affronta il Napoli. A quei tempi, gli spalti erano sempre pienissimi a Fuorigrotta, sapevi di dover fare i conti con quella passione senza fine da parte dei napoletani ed era una cosa che pesava. E mi sa, che quella volta perdemmo…”.
Il suo primo gol al San Paolo “mi viene in mente quel tiro dal limite che consentì alla mia Sampdoria di pareggiare 1-1. Quel Napoli, era il 1984, si salvò a fatica. Poi dopo pochi mesi arrivò Diego Maradona”.
“Una volta Mantovani, forse scherzando, mi disse che Ferlaino lo aveva chiamato per chiedere di me e di portarmi a Napoli. E che lui rispose: Certo te lo do, ma a patto che facciamo uno scambio con Diego”.
Ancora un altro amarcord: Italia-Svezia 2-1, 14 novembre del 1987. “Quello era il match decisivo per andare in Germania Ovest, all’Europeo. E ovviamente il dodicesimo uomo in campo fu proprio il pubblico di Napoli. Giocare al San Paolo era sempre strepitoso, ti sembrava di respirare ogni volta il clima di una finale di Coppa dei Campioni”.
“Vialli? Saranno giorni difficili, il vuoto grande che sento ogni giorno lo sentiremo ancora più forte. Tanti anni insieme, tanti ricordi meravigliosi, tanti giorni allegri. Tutto quello che ci ha lasciato deve esserci utile per il nostro presente e il nostro futuro”.
Italia-Argentina del 1990. Napoli tifò “Per l’Italia. Poi, chiaro, non era semplice per un napoletano visto che dall’altra parte c’era Maradona. Lui era un altro napoletano, mica era solo un argentino. E quindi per molti è stata una battaglia di sentimenti, Diego fece delle dichiarazioni intelligenti prima di quella semifinale, fece quello che doveva fare un leader”.
Uno dei punti fermi della sua Italia è ora Di Lorenzo. “È cresciuto tanto, ma anche all’Empoli dava segnali importanti. Ora ha raggiunto un livello psico-fisico altissimo”.
Sembra quasi una rarità che una squadra diversa da Milan, Inter o Juventus possa vincere lo scudetto. “La storia dice questo. È sempre tutto in salita vincere al Sud e lontano da Milano e Torino. Però sarebbe ancora più bello, per il nostro calcio, che questo avvenisse più spesso. E che non sia solo un’eccezione”.
L’Inghilterra “è una delle nazionali più forti in circolazione. Al Mondiale è stata eliminata dalla Francia e forse pure in maniera immeritata. Da anni è una squadra complicata, bisogna iniziare bene per questo abbiamo bisogno di essere trascinati dal pubblico del Maradona, vogliamo uno stadio pieno di amore per l’Italia”.
Le cattive notizie: in attacco c’è qualche problema. “Qualche?! I problemi là davanti sono seri. Immobile è ko, Raspadori in forse. Abbiamo dei grossi interrogativi. Quasi tutti gli attaccanti centrali hanno giocato pochissimi minuti negli ultimi mesi”.
“Non ne abbiamo uno che ha giocato titolare, forse solo Gnonto ha giocato un po’ di più nel Leeds e può fare la punta centrale. Ma per il resto, siamo messi male: Scamacca è reduce da un infortunio, Ciro si è fatto male, Belotti gioca poco”.
Per questo è andato a prendere Compagno in Romania: “Lo seguo da due anni, peraltro gioca sempre e fa pure gol. Lo abbiamo pre-convocato e poi vediamo la situazione”. La speranza è il recupero di Raspadori.
Dimenticato il Qatar “sì, basta pensarci. È stata una delusione. Ma dobbiamo mettere tutto alle spalle. Le delusioni e le cose belle come il trionfo all’Europeo. Concentriamoci su queste gare di qualificazione e poi pensiamo a vincere la Nations League a giugno”.
Zaniolo è stato il primo, poi Tonali e ora Pafundi: ma dalle giovanili abbiamo speranze per il futuro? “Le qualità di Pafundi sono enormi, ma bisogna accorciare i tempi… Ce ne sono tanti bravi ma non giocano. Ed è questo il problema”.
Zaniolo ha fatto la scelta giusta: “Gli ho detto anche io, quando ha chiesto il mio parere, di andare al Galatasaray, spero che giochi perché per noi è importante. Andare in Turchia era l’unica possibilità che ormai aveva, visto che non aveva alternativa e che il mercato gli consentiva solo quella strada”.
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