Una maxi frode sulla commercializzazione di carburanti
e’ stata scoperta dalla Guardia di finanza di Parma che ha eseguito un sequestro preventivo di oltre 149 milioni di euro. L’accusa e’ rivolta a due societa’ operanti nel commercio di benzine, sette persone fisiche e verso ulteriori tre individui.In sostanza, tramite un’articolata e complessa triangolazione estera e grazie a societa’ fittizie, veniva evasa l’Iva permettendo dunque prezzi alla pompa piu’ bassi e ponendosi come concorrenza sleale nei confronti degli altri operatori. Le indagini di polizia giudiziaria sono infatti scaturite dall’analisi operata dalle Fiamme Gialle di rilevanti anomalie dei prezzi di vendita di carburante praticati sin dal 2019 da una societa’ parmigiana attraverso i propri punti vendita dislocati a Parma e provincia che risultavano sensibilmente inferiori a quelli praticati nelle altre rivendite, anche quelle che acquistavano gasolio e benzina direttamente dalle raffinerie.
Per questo caso e’ stata coinvolta anche la Procura europea. Secondo la ricostruzione investigativa dei finanzieri, l’impresa parmigiana avrebbe sfruttato un complesso e ben articolato sistema di frode all’Iva messo in piedi da un’associazione a delinquere costituita da tre italiani operanti uno da Dubai, uno da Miami e il terzo da Napoli.
L’organizzazione avrebbe organizzato una frode carosello nell’acquisto e nella distribuzione sul territorio nazionale di prodotti petroliferi provenienti da raffinerie site in Slovenia e Croazia, che sarebbero stati ceduti fittiziamente dapprima a imprese del Regno Unito e della Romania e poi a societa’ cartiere italiane – tutte gestite dai componenti del sodalizio – per essere successivamente ceduti al reale destinatario italiano, ossia l’impresa parmigiana.
Le cartiere individuate sono 31: tutte non erano in regola con le prescritte dichiarazioni annuali ai fini delle imposte dirette e dell’Iva; erano prive di depositi per lo stoccaggio dei prodotti petroliferi, di personale dipendente e di automezzi idonei al trasporto di carburante; risultavano essere legalmente rappresentate da soggetti nullatenenti e/o pregiudicati e registravano aumenti di fatturato esponenziali e incongrui rispetto a un’ordinaria operativita’.
Il danno all’erario italiano e’ stato quantificato in almeno circa 92 milioni di euro, l’equivalente dell’imposta evasa dal 2016. Sotto sequestro sono inoltre finiti il deposito commerciale di Parma dove veniva stoccato il carburante; 17 impianti di distribuzione ubicati non solo a Parma ma anche nelle province di Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Brescia, Lodi e Verona e svariati immobili riconducibili agli indagati.
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