em>“Fermare la deriva e invertirne la rotta” si può sintetizzare così la scelta dei firmatari della lettera appello “ai tanti e alle tante che sentono la necessità di una grande forza della sinistra democratica, progressista, femminista ed ecologista , ma che in questi anni l’hanno persa di vista nelle titubanze e nelle debolezze che hanno sfigurato il mondo del lavoro, i luoghi della formazione, gli stessi assetti istituzionali (mostrando, tra le altre cose, un’ingiustificata indulgenza nei confronti del devastante progetto del regionalismo differenziato che rischia di lacerare per sempre il tessuto civile e sociale del paese).
Non è stato casuale, ma il prodotto di una visione sbagliata della politica e dei processi economici e sociali in un mondo che si immaginava giunto al suo capolinea nel 1989”.
“Il successo di Elly Schlein- scrivono i firmatari dell’appello – è stata una ventata d’aria nuova che ha restituito alla sinistra una speranza e un’opportunità che sembravano essere state cancellate dalle divisioni, dagli errori e dagli appannamenti ideali del campo progressista.
La partita, invece, si è riaperta, scompaginando calcoli e previsioni. In alcune realtà, compresa quella campana, il capovolgimento dei rapporti di forza cristallizzati nel primo turno è stato anche il frutto di una robusta rivolta d’opinione contro vecchie pratiche, equilibri consolidati e parole d’ordine autoreferenziali che non parlano più al mondo degli esclusi, dei delusi, dei tanti autoemarginati nel bosco dell’astensione.
Per molti versi, è stato anche un atto d’insubordinazione generazionale, con un gran numero di ragazzi e di ragazze che hanno affollato i seggi e, in qualche caso, trascinato amici e genitori nella prova.
Bisogna prenderne politicamente atto e accettare la sfida, poiché si chiude un capitolo e se ne apre un altro, nel quale nulla appare già scritto, ma dove appare possibile tentare di ricostruire luoghi, strumenti, perfino un vocabolario della sinistra che torni a dare senso a una battaglia di liberazione dal bisogno e di trasformazione politica e sociale.
Di fronte ai rischi che si parano di fronte ai nostri occhi — il dramma delle migrazioni, il riapparire degli spettri della guerra, le devastazioni ambientali — possiamo forse fermare la deriva e invertirne la rotta”.
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