Una spedizione che nasce dall’odio fra le tifoserie, frutto di gemellaggi incrociati, e dalla rivolta contro il divieto di trasferta imposto dal Viminale: la calata di 600 ultras dell’Eintracht Francoforte su Napoli che ha seminato il caos in città poche ore prima dell’ottavo di Champions al Maradona ha radici lontane e più vicine.E la battaglia era annunciata, tra i proclami minacciosi dalla Germania (“Ci saranno incidenti al 100%”) e gli avvertimenti bellicosi dal capoluogo campano (“A Napoli non si passeggia”).
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Il vero fattore è la rivalità trentennale che divide gli ultras dell’Atalanta, gemellati proprio con i tifosi bianconeri tedeschi, da quelli partenopei.
La sintonia sull’asse Bergamo-Francoforte è anche politica, visto che i cuori di entrambe le frange ultras battono a sinistra e l’immagine del “Che” fa capolino su striscioni e bandiere.Gli ultrà del Napoli, invece sono alleati con la seconda squadra di Monaco di Baviera, il Monaco 1890, e soprattutto con il Borussia Dortmund, nemici giurati della tifoseria di Francoforte.
L’odio esploso con la battaglia nella zona di Piazza del Gesù, a Napoli, si era già fatto sentire in occasione della partita di andata, quando nella notte tra il 20 e 21 febbraio in riva al Meno c’era stata una caccia ai sostenitori azzurri con aggressioni nei ristoranti e danneggiamenti di pullmini italiani.
La polizia aveva fermato 33 tifosi dell’Eintracht per i disordini.Alla spedizione a Napoli si sono uniti anche ultras dell’Atalanta, il tam tam degli ultrà parla persino di un coinvolgimento di baresi e salernitani.
Il grosso, 400 persone, è arrivato martedì sera in treno a Salerno e da lì ha raggiunto la stazione di Napoli Centrale, dove li ha accolti la Polizia.Dopo averli perquisiti, li hanno scortati all’Hotel Royal Continental sul lungomare di Napoli.
La vigilia di una giornata di scontri e violenze.
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