“A Napoli in questi giorni senti l’onda dell’attesa.Nel calcio, in campo, ma soprattutto in città.
Per questo ho pensato al ciondolo con la mano che simboleggia il tre.Potrà essere il numero degli scudetti ma allo stesso tempo ha diverse letture, lo posso vedere come un ex voto, è un riferimento alla mano nella benedizione cattolica con la Trinità”.
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Antonio Lucio Correale, scultore napoletano, descrive così nel suo studio ai Quartieri Spagnoli, l’opera che ha realizzato in questi giorni, facendosi trascinare artisticamente dal sentimento della città di cui vive il cuore, nella sua bottega da tanti anni a Vicoletto Berio.
Artista punto di riferimento per i costumisti del cinema, arredatore di locali con mobili e materiali antichi riciclati e usati per nuovi motivi, Correale ai quartieri ha arredato Spuzzulé, enoteca con antiche scatole di legno trasformate in sgabelli, porte in tavoli.
Poi a Marina di Camerota a La Marticana, dove un pianoforte del ‘700 è stato trasformato in un tavolo, una antica grata integrata nel bancone del bar.Lo scultore in qualche occasione realizza anche gioielli, guardando al cuore della tradizione e dei cambiamenti di Napoli, da un anello con una “zoccoletta” (prostituta, ndr) chiusa in una saittella (tombino, ndr) che offre una perla, rappresentando la cultura che viene dal basso, da chi parte da niente ma ha tanto da offrire al di là delle apparenze.
“Si guarda la storia della città – spiega – per raccontarla in un periodo in cui il boom del turismo sta portando in primo piano pizza, babà, sfogliatella, ma Napoli è un luogo di profonda cultura, amata dagli intellettuali nei secoli, potrebbe vivere solo diffondendo cultura e non spacciando pizza e babà”.
“Ma oggi abbiamo un turismo di massa, non di qualità; invece bisogna muoversi per alzare il livello di chi arriva, aiutando così l’emersione dell’artigianato, dell’arte.
Le persone abituate a ricordi a basso costo non reagiscono se proponi qualcosa che valorizza lo sforzo mentale”.
Ma il lavoro va avanti in una città di talenti e ricercatori e del popolo che si arrangia, tutti uniti però da grandi passioni legate in qualche modo al calcio.
“Due anni fa – spiega Correale – feci un ciondolo targhetta con D10S, che basta per raccontare il legame che c’è tra Napoli e Maradona, al di là del calcio.Non era solo essere tifosi, significava anche sentire il simbolo che Diego era come immagine politica, in una Napoli vessata sempre e che ha vissuto Diego come vero riscatto sociale”.
E’ quello che Napoli cerca in tanti tentativi di crescita economica e che ama sentire anche quando a volte scrive una pagina della storia del calcio, come sta facendo quest’anno e che Correale racconta nella sua opera realizzata a mano, in argento.
Una mano con le dita del tre con alla base una N di Napoli.
“Io non sono stato mai – spiega Correale – un grande tifoso di calcio ma queste settimane hanno un significato diverso per me.Ho vissuto la Napoli del primo scudetto dell’87, so da allora che eventi così hanno una valenza al di là del tifo, sono giorni di rinascita sociale, una falsariga su cui mi sono sempre mosso e che esprimo attraverso le sculture che realizzo”.
“E’ un passo avanti per la città, vuol dire sentire l’onda che attraversa i vicoli e le strade, rivivere una clima che ti coinvolge e ti porta a creare una cosa non banale e che abbia sensi diversi”.
Del ciondolo Correale ha creato il prototipo, e sta ora organizzando una piccola produzione alla ditta Guglielmo nel cuore di Napoli “sono grandi tifosi – spiega – anche loro mi spingevano a pensare a questo campionato per creare qualcosa”.
“Ora chiaramente mi mantengo ancora con un minimo di scaramanzia ma mi sto preparando per affrontare una piccola produzione”.
Simboli artigianali da conservare, non solo pizze e sfogliatelle.
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