“Ricordo quella sera in cui al citofono chiesero di me rivolgendomi minacce…Seguirono giorni di ansia”. Alfredo Scarpa è un medico di medicina generale da poco in pensione che, insieme ad altri colleghi, all’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Napoli e provincia, ha preso parte all’incontro per fermare le aggressioni ai camici bianchi.
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“Nel mio ambulatorio, in via Foria, circa quattro anni fa veniva di frequente un paziente che aveva cercato più volte certificati di malattia per giustificare l’assenza dal lavoro, lamentando mal di schiena, lombosciatalgia – racconta Scarpa -. Inizialmente feci di tutto per capire l’origine di questa lombosciatalgia che lamentava”.
“Al terzo, quarto certificato gli chiesi una visita ortopedica che valutasse la situazione. Lui è tornato dopo qualche giorno non portando il certificato dell’ortopedico. Quindi gli ho rifiutato un ulteriore certificato e a quel punto è scattata l’aggressione”.
“Mi scagliò addosso il mio computer portatile e solo l’intervento di altre persone che erano in sala d’attesa evitò il peggio – racconta il medico -. Ma il momento più critico si presentò poche ore dopo”.
“Ricordo che la sera suonarono al citofono di casa e rispose mia moglie: ‘Dite al medico che conosciamo perfettamente dove abita e i suoi orari’. Fu un periodo di ansia e paura. In quei giorni uscivo guardandomi intorno. Ma poi lui cambiò medico e non ho più avuto fastidi”.
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