Nel 1737 Carlo di Borbone inaugurò quello che sarebbe diventato il primo teatro d’opera al mondo ancora attivo, uno dei più belli e prestigiosi pensando anche alla grande scuola musicale che ad esso si legava.
Qualche giorno fa, durante alcuni lavori di restauro, sono emersi i colori originari (uno splendido azzurro) e alcuni gigli coperti o spicconati dai Savoia (e che saranno di nuovo coperti).
I danni dell’unificazione, per il Sud, non furono solo quelli relativi a massacri e saccheggi ma anche e soprattutto alla cancellazione, nei libri come nei monumenti, della memoria storica, di una identità e di un orgoglio sempre più prezioso e necessario.
Il Movimento Neoborbonico ha inviato al soprintendente del San Carlo, Stéphane Lissner, un appello con la richiesta di lasciare in vista quei gigli come atto di gratitudine per chi quel teatro lo volle e ce lo ha lasciato e come testimonianza di una memoria ingiustamente cancellata e ritrovata.
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