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Corse che vengono soppresse, treni con frequenze a dir poco irrispettose dei cittadini, risorse economiche inadeguate a rendere più competitivo il mezzo pubblico su ferrovia rispetto a quello privato su strada; ritardi che diventano normalità.
Un giorno di ordinaria follia è il titolo per descrivere la quotidianità dei pendolari campani. La fotografia è scattata da Legambiente nel nuovo rapporto Pendolaria 2023, in cui fa il punto sul trasporto su ferro nel nostro paese. In Campania sono 245 i treni in circolazione in nel 2021 con un ‘età media di 21,4 anni lontana dalla media nazionale pari 15,3 anni con il 72% dei treni con più di 15 anni di età che dimostrano che esistono treni che sono davvero troppo “anziani” per circolare e garantire un servizio all’altezza.
In Campania pesa ancora l’anzianità del parco rotabile di EAV (ex Circumvesuviane, Sepsa e MetroCampania NordEst) con 25 anni di media, contro meno di 18 anni per Trenitalia. Diminuisce il numero di persone che prende il treno e il trasporto pubblico locale, lasciando a casa l’auto: in Campania (-43,9%), passando dal picco di 467.000 viaggi nel 2011 a circa 262.000 nel 2019. Inefficienza del trasporto pubblico campano ha inevitabilmente contribuito a spostare molte persone verso l’uso dell’auto privata, in un contesto, quello napoletano, che già mostrava dati elevatissimi di tassi di motorizzazione.
Sono, infatti, 613 le auto ogni 1.000 abitanti a Napoli in aumento negli ultimi anni. Lontano da Madrid dove il tasso di motorizzazione è di 480 veicoli ogni 1.000 abitanti, a Londra 360, a Berlino di 350 ed a Parigi 250.
“È davvero ancora troppo lenta – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – come emerge dai numeri del Rapporto la transizione ecologica del settore dei trasporti nella nostra Regione. La ricetta per rendere migliori e più semplici gli spostamenti delle nostre città è collaudata dalle migliori esperienze europee e nazionali: ferrovie suburbane, tranvie moderne e metropolitane efficienti ed efficaci, integrate con il servizio di adduzione locale su gomma e la shared mobility, con una rete di percorsi ciclabili e di aree urbane pedonali e di “zone 30”.
E’ necessario cambiare la mobilità in Italia e in Campania. Lo dimostrano le tante esperienze di successo raccontate nel nostro Rapporto, dove si conferma la disponibilità delle persone a lasciare a casa l’auto quando treni, metro, tram ed autobus sono competitivi e funzionano. Bisogna fissare obiettivi di aumento dell’offerta e della qualità di trasporto pubblico nei PUMS per puntare a raddoppiare il numero di persone che viaggiano su treni regionali, metro, tram e autobus e nelle altre aree metropolitane (potenziando ed integrando le diverse forme di mobilità sostenibili).
Occorre investire in infrastrutture, in alcuni casi davvero fondamentali e in ritardo da decenni, ma anche in servizi, treni moderni, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, e garanzie di accessibilità e inclusività. Serve investire nelle linee ferroviarie urbane, suburbane ed extraurbane, potenziando il servizio dei treni regionali e Intercity.”
Spostando il confronto sui km di metro a disposizione dei cittadini di alcune città europee selezionate si evidenzia come, ad eccezione di Milano, le realtà italiane siano decisamente indietro. I km di metro ogni 100mila abitanti di Napoli, ad esempio, si fermano ad 1,5, rimanendo lontanissimi da altre Capitali quali Londra (4,93), Madrid (4,48), Berlino (4,28). La ragione di questi numeri sta nel fatto che si continuano ad ignorare gli investimenti nelle città, ed in particolare sul ferro, privilegiando le infrastrutture ed il trasporto su gomma.
Quest’anno torna, dopo il periodo più intenso della pandemia, la classifica delle peggiori linee ferroviarie, ossia quelle situazioni, in diverso modo emblematiche, che evidenziano da dove si dovrebbe partire per rilanciare l’offerta di trasporto pubblico su ferro, con beneficio in termini di meno inquinamento e meno congestione nelle nostre città, ma anche di qualità della vita e ridotta spesa per le persone.
E ancora una volta tra le linee peggiori a livello nazionale troviamo la Circumvesuviana. Nonostante lo denunciamo da anni continuano ad essere ignorati i disagi e l’incredibile situazione in cui si trovano decine di migliaia di pendolari in Campania, a causa delle condizioni in cui versano le ex linee Circumvesuviane. Si tratta di circa 142 km, ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio, sia lungo la direttrice costiera verso Sorrento, sia sul versante interno alle pendici del Monte Somma, fino a raggiungere Nola, Baiano e l’Agro nocerino sarnese.
Negli ultimi mesi del 2022 moltissimi episodi hanno creato disagio alla circolazione ed ai pendolari. Situazioni già vissute negli anni scorsi, con incidenti, ritardi e soppressioni che costringono i pendolari a giornate infinite e a rinunciare all’utilizzo del treno come mezzo quotidiano di trasporto perché inaffidabile. Su queste linee la situazione più drammatica riguarda il taglio al servizio che ha superato il 10% rispetto al 2010. Qualcosa in positivo si sta muovendo, con investimenti consistenti da parte della Regione Campania per il rinnovo del parco rotabile; 40 treni in costruzione e una gara in previsione per altri 40/50 treni nuovi. Purtroppo la consegna del primo treno è prevista non prima di settembre 2024.
Risorse stanziate: Un punto dolente per il trasporto ferroviario è l’inadeguata attenzione da parte delle Regioni. Nel 2021 gli stanziamenti sono stati, in media, pari allo 0,57% dei bilanci regionali, in miglioramento rispetto allo 0,34% registrato nel 2020, ma in diminuzione rispetto allo 0,65% del 2019. Il problema è che in molte Regioni dopo i tagli statali non sono state recuperate risorse da altre voci di bilancio. Sicuramente non all’altezza della quantità di pendolari presenti sono i finanziamenti della Regione Campania pari allo 0,23 % del bilancio regionale.
E nel rapporto Legambiente cita le opere opere utili al sud e tra queste menziona tra quelle approvate il nuovo collegamento Afragola-metro, con una gara del valore di oltre due miliardi di euro, che prevede anche l’acquisto di 30 treni necessari per il servizio. Questa metro, di circa 15,5 km, consentirà di collegare la stazione ad alta velocità di Afragola a quella di Piazza Garibaldi a Napoli, l’aeroporto di Capodichino, Piazza Carlo III. Si stimano circa 200mila viaggiatori al giorno e oltre 400 milioni l’anno. E tra le buone notizie del 2022 vanno sottolineati i nuovi finanziamenti per l’acquisto di treni regionali e l’ammodernamento delle linee locali.
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