I puristi del calcio la bocciarono per quel controllo di palla accennato col destro, un’eresia per un mancino naturale come Maradona, ma la statua in bronzo del Pibe de Oro regalata al Comune di Napoli dall’artista Domenico Sepe un anno dopo la scomparsa del campione, assunse subito i contorni del giallo.
La sua esposizione davanti al settore Distinti dell’allora stadio San Paolo durò lo spazio di una giornata: esposta la mattina, inaugurata al pomeriggio presenti Manfredi e De Laurentiis, fu rimossa la sera in attesa di avere tutti i permessi necessari. Prmessi che non sono mai arrivati. E a un anno e mezzo dalla cerimonia del 25 novembre 2021, dopo “articolata istruttoria”, il responso del Comune: la statua in bronzo del Pibe de Oro ha un valore eccessivo ed è interessata da un’inchiesta, dunque va restituita al donatore.
Uno sviluppo inatteso su cui si inserisce con un guizzo il vicino Comune di Casalnuovo: “Se Napoli non la vuole la compriamo noi”. La delibera del Comune di Napoli dello scorso 16 febbraio spiega che il presupposto alla base dell’accettazione del dono era il “valore modico della statua approssimativamente quantificato in 30 mila euro”.
Ma si è accertato che la donazione non è di modico valore, dal momento che il solo costo dei materiali supera i 30 mila euro e dunque la donazione – ai sensi del codice civile – è nulla. Non solo. E’ proprio il Comune a precisare oggi che alla base del dietrofront non ci sono solo ragioni tecnico-amministrative, ma anche “gli esiti di alcune indagini penali”. Si tratta dell’inchiesta relativa all’iter che a suo tempo – anno 2019 – portò alla composizione della commissione comunale che avrebbe dovuto scegliere il progetto per la realizzazione della statua dedicata a Maradona.
La Procura di Napoli indaga sulla presenza tra i membri della commissione di un capo ultrà e sulle presunte pressioni per entrare a farne parte. Nell’inchiesta non rientra a nessun titolo l’artista Domenico Sepe che infatti spiega: “Se ci sono delle mancanze, certamente non riguardano nè me, nè la mia opera”. Nella delibera con cui si revoca l’accettazione della statua, il Comune spiega anche che l’opera, a causa del suo valore, “può esporre l’Amministrazione ad azione di riduzione e ad obbligo alimentare neppure quantificato”.
Non solo: l’installazione allo stadio Maradona “pare in grado di restituire al donante una utilità non irrilevante in termini di prestigio e di visibilità” e ciò, “può risultare appetibile da parte di altri artisti e di conseguenza impone il rispetto del principio di imparzialità e il ricorso a procedure di evidenza pubblica”, insomma una gara. Parole che non hanno fatto piacere all’artista: “Mi sento offeso – chiosa – come se fossi l’ultimo arrivato”.
Il colpo di scena arriva nel pomeriggio, dal vicino Comune di Casalnuovo. Il sindaco, Massimo Pelliccia, “esterrefatto” dalla querelle, chiama Sepe e gli propone l’acquisto: “Napoli non la vuole? La compriamo noi”. Maradona, spiega il sindaco, ha avuto un “legame particolare con Casalnuovo. Veniva spesso insieme all’altro calciatore del Napoli, Pietro Puzone, e la ‘storia’ racconta che una notte si mise a palleggiare in strada. Ha inaugurato diversi circoli sportivi e qui aveva delle amiche. Insomma, con Maradona abbiamo un legame e mi piacerebbe poter acquistare la sua statua. Abbiamo un parco intitolato a Pino Daniele, la prima statua di Totò, vogliamo pure quella di Maradona”.
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