“18 anni fa non firmai alcun contratto, solo un foglio scritto a penna”.
È molto preoccupato Gianni Maddaloni, maestro di judo che nel 2005 ha realizzato a Scampia una palestra con l’obiettivo di far praticare sport agli abitanti del quartiere e di togliere dalla strada quante più persone possibili.
Ora, però, l’attività della palestra è a rischio chiusura a causa di ingenti somme di denaro dovute al Comune di Napoli: 380.574,70 euro di mensilità inevase relative a canoni e/o indennità di occupazione e 1.900 euro per la locazione mensile della struttura.
Gianni Maddaloni compirà 67 anni a settembre, nello stesso mese in cui la palestra festeggerà la maggiore età. “Il percorso della Star Judo Club Napoli è cominciato 18 anni fa – racconta all’agenzia Dire – quando la palestra mi fu data in consegna senza la firma di alcun tipo di contratto: solo un foglio scritto a penna dalla ditta incaricata dei lavori ma il Comune non mi fece firmare alcun tipo di contratto. Tra l’altro, in questi anni non ho mai ricevuto bollette. E per 13 anni ho potuto far praticare sport gratuitamente agli abitanti del quartiere di Scampia. Ringrazio infatti il Comune, gestito all’epoca da Rosa Russo Iervolino”.
Gianni Maddaloni spiega di aver fatto tutto ciò che riteneva opportuno per il suo quartiere.
“Di un bene del Comune ho fatto un bene comune. All’epoca c’era la faida, i delinquenti si uccidevano fra di loro, e insieme ad altre associazioni nacque questa vera e propria ancora di salvezza per i ragazzi. Fino al 2018 non ho avuto alcun tipo di contatto con l’amministrazione. È intervenuto anche Luigi de Magistris, che ci promise di risolvere tutto prima della scadenza del suo mandato. Sono quattro anni che riceviamo questa bolletta da 1.900 euro e, in realtà, nulla è stato sistemato”.
Ora la vicenda della palestra Star Judo Club Napoli è tutta nelle mani del sindaco del capoluogo campano, Gaetano Manfredi. “Ho molta fiducia in lui e in tutta la sua squadra. Il sindaco è una persona con una certa cultura. Proprio domani ho un appuntamento con una persona di sua fiducia e mi auguro che si scriva preso la parola fine accanto a questa storia”.
“Al sindaco Manfredi – aggiunge – chiedo di continuare a farmi fare quello che sto facendo per la mia gente e di aiutarmi a togliere dalle mie spalle un peso economico che non riesco a sostenere. Non mi posso permettere di pagare circa duemila euro al mese e oltre a 380mila euro di saldo di canoni arretrati, è impossibile. D’altronde, l’incasso mensile è di circa 1.500 euro e con questa cifra riesco a pagare le bollette di acqua, luce e gas. Chi se lo può permettere, circa 70 persone su un totale di 150, paga infatti una cifra simbolica di 20 euro. Tutte quelle che, invece, non possono pagare, accedono gratuitamente alla palestra dove fanno corsi di judo, pesi e danza. A me, però, basta che la gente sia felice, che sia contenta di poter praticare sport”.
“Nel nostro territorio – tiene poi a informare Gianni Maddaloni – mi chiamano i servizi sociali quando ci sono ragazzi difficili, ho contatti con la Asl, con il tribunale dei minori e con i detenuti adulti grazie all’Uepe, il magistrato di sorveglianza che ci invia i ragazzi per svolgere un servizio di rieducazione. Ragazzi che, invece di stare in carcere, praticano sport nella nostra palestra e vengono, così, rieducati. In 12 anni abbiamo accolto centinaia di detenuti”.
Non manca la collaborazione con le scuole. “Pochi giorni fa mi è stato affidato un ragazzo con un carattere particolarmente difficile, che aveva scatti d’ira: lo sport è servito proprio a calmarlo e a fargli capire l’importanza del rispetto delle regole. Ci occupiamo anche di tanti bambini piccoli che non hanno i genitori o che hanno il papà detenuto”.
Il maestro di judo più famoso di Scampia, padre dei campioni Pino, oro alle Olimpiadi di Sydney nel 2000, e Laura, 13 volte campionessa d’Italia, non lascia indietro davvero nessuno.
“Da gennaio di quest’anno – conclude- chi ha più di 60 anni non paga l’ingresso alla nostra palestra. È un modo per stimolare queste persone a fare attività fisica, piuttosto che stare in casa a impigrirsi”.
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