A Napoli, al Museo e Real Bosco di Capodimonte, martedì 14 febbraio (ore 12, sala Burri al secondo piano) sarà presentato il catalogo, edito da Arte’m, della mostra “Interno con Marmi” di Flavio Favelli nell’ultimo giorno di esposizione dell’opera che l’artista ha scelto per il nono appuntamento di “Incontri Sensibili”, le mostre focus del Museo e Real Bosco di Capodimonte che pongono in dialogo gli artisti contemporanei con le collezioni del Museo.
Saranno presenti l’artista e i curatori Angela Tecce e Sylvain Bellenger, moderati da Adriana Rispoli, critico e curatrice indipendente. L’installazione è stata ideata in relazione al Ciborio, realizzato tra il 1619 e il 1623, su progetto di Cosimo Fanzago per contenere il Santissimo Sacramento nella chiesa di Santa Patrizia a Napoli. Una vera e propria architettura in miniatura, impreziosita dalla tecnica del commesso marmoreo che imita tralci vegetali, vasi con fiori e uccellini, un monumentale tabernacolo del barocco napoletano in bronzo dorato, rame dorato, marmi policromi e pietre dure (diaspri, ametista, agata, lapislazzuli). Un dialogo che non si limita al tabernacolo ma che si estende anche alle altre opere esposte nella mostra Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli, a cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello.
“Interno con Marmi” è composta da materiali di varia provenienza, marmo e legno, che evocano gli ambienti domestici delle case borghesi italiane. L’opera produce uno spazio ambiguo e instabile, giocato su pochi colori omogenei, con punti ciechi e vani angusti, risultando in forte contrasto con la simmetria e la preziosità del Ciborio, espressione del Barocco napoletano. Come un monumento su un piedistallo, l’opera di Favelli riunisce in sé frammenti di memorie personali e collettive. Allo stesso tempo, pone a confronto due modelli estetici e culturali, votati entrambi a custodire un mistero inconoscibile.”
Da tempo creo opere con pezzi di vari passati, che sono considerati cose di antiquariato o vecchi oggetti oppure roba da mercatini, ma non hanno significato in quanto antiquariato o modernariato. Sono dei soggetti essi stessi, hanno una psiche, dei significati multipli, sono oracoli per i poeti e incarnano gli ambienti e i ricordi dove ho vissuto; sono così una piccola guida, sono presenze totemiche che stabiliscono relazioni e narrano di momenti profondi. Sono fiammelle che rigenerano immagini stinte o scomparse” scrive l’artista nel catalogo.
“Scegliendo di esporre nella galleria al secondo piano della Reggia di Capodimonte, una sala che i curatori chiamano ‘la chiesa’, sia per lo spazio ampio, sia per i dipinti religiosi della controriforma che in essa sono esposti, Favelli si è mosso nella spiritualità. Questi materiali poveri, questo marmo che non è marmo, queste tavole inchiodate hanno assunto una spiritualità più vicina al nostro tempo di quella degli angeli e dei martiri esaltati dal barocco? Ma forse sono l’unico tra i visitatori a percepire questa dimensione dell’opera, Favelli non si riconoscerebbe certo in essa, segno che la sua opera, in parte, gli è già sfuggita e come tutti i grandi messaggi ha già preso il suo volo”,
afferma il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger nel catalogo.“Mi sono sempre detta, davanti alle composizioni di Flavio Favelli, che esse somigliano a delle partiture, grazie alla procedura del recupero in forma stenografica di frammenti di un passato prossimo talmente vicino a noi – non solo temporalmente ma psicologicamente e, soprattutto, affettivamente – da renderlo presente e vivo come una melodia che ci torna alla memoria del tutto casualmente ma con insistenza”, scrive Angela Tecce, presidente della Fondazione Donnaregina per le arti in Campania nel suo intervento in catalogo.
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