Il vento delle rinnovabili soffia forte in Campania e porta con sé il potenziale per un nuovo cambiamento energetico, economico, paesaggistico e sociale.
La Campania gioca un ruolo importante quando si parla di energia eolica: è la terza regione in Italia per potenza installata, con i suoi oltre 1,7 GW, e rappresenta addirittura la seconda per produzione annua, grazie ai 3,7 TWh di energia elettrica prodotta nel 2021. Numeri importanti che vedono la Campania come territorio di punta nel comparto eolico che, grazie alle sue numerose installazioni (ben 625 impianti con oltre 1200 turbine) contribuisce per il 18% dell’intera produzione eolica nazionale.
Con potenzialità di crescita e di sviluppo ancora importanti: secondo alcune stime di ANEV si si parla di circa 19 GW per l’Italia al 2030, di cui ben il 12%, pari a 2,3 GW, si potrà sviluppare in Campania. Legambiente Campania presenta il dossier “Qual buon vento” durante il Forum Eolico che si è svolto stamattina presso la Sala Consiliare Rocca dei Rettori di Benevento con il Patrocinio di ANEV, Provincia di Benevento e Cesvo Lab.
Al 2021, in Campania sono presenti 625 impianti da energia eolica, con una potenza efficiente lorda pari a 1.770,7 MW e una produzione di energia pari a 3.557,1 GWh/anno [fonte: TERNA]. L’eolico è la tecnologia rinnovabile elettrica con maggiore potenza installata sul territorio campano: rappresenta il 54% del totale, seguito da fotovoltaico, idroelettrico e bioenergie, rispettivamente con 28,2%, 10,5% e 7,3%. L’eolico in Campania è primo anche per produzione di energia elettrica da FER: con un valore pari al 56,2% del totale, è poi seguito dalle bioenergie (17,9%), dal solare fotovoltaico (15,1%) e dall’idroelettrico (10,8%).
Su un totale di 59 comuni in Campania coinvolti da installazioni di eolico, quelli della provincia di Benevento e di Avellino costituiscono ben il 44 e il 36%. Anche la distribuzione della potenza, provincia per provincia, segue un andamento analogo: le province di Avellino e di Benevento hanno sul proprio territorio ben il 46,2 e il 40,38% della potenza totale da eolico in Campania, seguite da Salerno con il 12,18% e dietro Caserta e Napoli con appena l’1,18% e addirittura lo 0,06%. Predominano, quindi, le province di Avellino e Benevento: è lì, nelle zone a ridosso degli Appennini, che soffiano i venti più forti e le installazioni danno i risultati migliori.
Quasi assente, invece, il napoletano, per differenti motivazioni: prima di tutto il vento, valori di 5-6 metri al secondo, il minimo necessario per innescare le turbine, si trovano principalmente lungo la zona appenninica. I comuni con la maggiore potenza installata in termini assoluti risultano essere Bisaccia e Lacedonia (Av), con 181 e 154 MW, e San Giorgio la Molara e Morcone (Bn), con 119 e 109 MW.
“Se da un lato – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – l’eolico si configura come il carro trainante del settore delle rinnovabili elettriche della Campania, dall’altro questo comparto stenta ancora ad esprimere tutto il suo vero potenziale. Nonostante questa fonte di energia sia la prima per potenza e produzione tra le fonti rinnovabili elettriche, ancora tanta è la strada da percorrere affinché maggiore sia la percentuale di copertura dei consumi campani.
Secondo alcune stime di ANEV le potenzialità di crescita e di sviluppo dell’eolico sono ancora importanti: si parla di circa 2,3 GW per la Campania. Un traguardo che però, con la media di installazione degli ultimi cinque anni, raggiungeremo tra quasi trent’anni e non tra sette. Uno stallo impiantistico che di certo non dipende dalla burocrazia campana, che negli ultimi anni sembrerebbe invece correre veloce grazie anche alla capacità di mediazione con enti e imprese per migliorare i progetti e renderli compatibili con il territorio.
Un approccio vincente che però necessita di risorse umane per potenziare uffici regionali e locali dedicati e commissioni, in linea con la bozza del Decreto Semplificazioni che prevede possibilità di rafforzamento per raggiungere gli obiettivi del PNRR. Non solo, serve anche una linea chiara di indirizzo per valutazioni e integrazioni degli impianti nei territori, superando norme nazionali ormai obsolete come il Decreto Interministeriale del 10 settembre 2010 emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con l’allora Ministero dell’Ambiente e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Le rinnovabili- conclude Imparato di Legambiente Campania-possono rappresentare un volano importante per la rinascita dei territori e se ben governate possono trasformare la Campania e tutto il Sud-Italia nell’hub nazionale e internazionale delle energie.”
Ritornando al dossier di Legambiente, le prime installazioni da eolico in Campania si sono avute a metà anni Novanta. Da allora sono trascorsi più di 25 anni e ogni anno sono stati installati nuovi megawatt di potenza, una crescita sicuramente interessante, che ha visto, dal 2000 al 2021, un aumento del 760%. Negli ultimi cinque anni sono stati installati mediamente 85 MW all’anno (media che scende a 70 se si considerano gli ultimi dieci anni).Secondo delle stime di ANEV abbiamo un potenziale installabile al 2030 di ben 2300 MW: con questa media di installazione, però, raggiungeremo questo potenziale di installazione tra quasi trent’anni e non tra sette.
La crescita dell’eolico-scrive Legambiente nel dossier- da qui ai prossimi anni non dovrà focalizzarsi solo sulla nascita di nuovi impianti, ma anche sull’ammodernamento di quelli già esistenti. In Campania 1 impianto eolico su 4 ha più di 20 anni. Una fotografia che restituisce un parco eolico in parte vetusto, che da qui al 2030 sarà composto per il 19% da impianti con più già di 30 anni sulle spalle, perdendo capacità produttiva importante.
Il fine vita degli impianti deve rappresentare il vero vento di cambiamento economico, paesaggistico e sociale di cui la Campania ha bisogno. Un’occasione strategica, non soltanto per dismettere impianti storici e spesso causa di conflittualità da parte di cittadinanza e amministrazioni, ma anche per trasformare radicalmente il territorio attraverso progetti di repowering e revamping correttamente gestiti. Dismissione sì, ma non solo.
Sono tanti i progetti in Campania approvati e in attesa di approvazione: essi apporteranno cambiamenti significativi sul territorio, soprattutto da un punto di vista paesaggistico, con una riduzione del numero complessivo di aerogeneratori anche del 90%. Tutto questo senza perdere di vista l’obiettivo di produzione energetica e di decarbonizzazione, con miglioramenti importanti anche dal punto di vista della nuova potenza installata. Benefici non soltanto per l’ambiente e per il paesaggio, ma anche significative ricadute economiche, in termini occupazionali. Prospettive sulla nascita di nuovi posti di lavoro che, sulla base delle stime rilasciate da ANEV, vedono sul territorio nazionale un potenziale occupazionale al 2030 di 67.200 posti di lavoro complessivi, di cui 8000 in Campania.
In questa prospettiva di crescita, che vede la Campania protagonista, mancano ancora delle stime sulla possibilità di crescita dell’eolico non soltanto a terra, ma anche a mare. L’eolico offshore può contribuire al mix energetico della transizione ecologica e, se da un lato sono stati presentati circa 60 progetti su tutto il territorio nazionale, dall’altro la Campania non compare tra i protagonisti di questa rivoluzione, risultando un territorio lasciato in secondo piano rispetto ad altre regioni costiere su cui maggiormente si stanno puntando gli occhi.
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