E alla fine “il vecchio San Siro non lo vuole più nessuno”? Per il sindaco di Milano Giuseppe Sala la risposta a questa domanda è affermativa.
Anzi “è evidente”, dice commentando l’esito dell’incontro che lui stesso ha convocato questa mattina a Palazzo Marino, sede del Comune, con il presidente del Milan Paolo Scaroni e l’ad dell’Inter Alessandro Antonello “per fare chiarezza” sul futuro del Meazza.
E così, a quattro anni dall’avvio della discussione sulla Cattedrale, con tanto di dibattito pubblico nel mezzo, il nuovo scenario che si profila all’orizzonte sembra tutto mutato. Non uno, non due, bensì, forse, tre stadi.
Da una parte, infatti, c’è il club rossonero che oggi ha confermato le indiscrezioni di stampa dei giorni scorsi, ossia “un interesse formale per La Maura“, l’area dell’ex Ippodromo di via Lampugnano, a un chilometro e mezzo circa dall’impianto storico. L’annuncio lo ha fatto proprio Antonello al termine dell’incontro.
Dall’altra, invece, ci sono i nerazzurri che continuano a preferire l’opzione originale, cioè “San Siro insieme al Milan“. Ma prima di tutto, il bene del club e dei tifosi, il commento dell’alto dirigente di viale della Liberazione. Quindi, se il Milan lasciasse, è chiaro che l’Inter un piano B ce l’ha e non da oggi.
“Abbiamo individuato un’area” ancora top secret che però “è fuori dall’area di Milano”, ha precisato l’ad che esclude invece di restare da soli al Meazza. Il punto qui non tanto è il costo di mantenimento dell’impianto – “il Comune potrebbe cederlo a prezzo quasi stracciato”, le parole di Sala – quanto di ricavi che solo uno stadio moderno può garantire, come hanno sempre sottolineato le squadre meneghine.
Ed ecco, dunque, apparentemente infranto il sogno dell’amministrazione milanese e di Sala: “ripristinare San Siro” e fare di tutto perché i due club non lascino la città.
“Ma oggi l’Inter dice che altre aree nel Comune di Milano non le vedono”, spiega Sala e “in effetti, se facciamo mente locale di tutte le aree di cui si è parlato in questo lungo periodo”, della stessa di San Siro, poi di Sesto San Giovanni
, poi di San Donato Milanese e infine de La Maura, “non è uscita un’altra ipotesi su Milano perché non c’è, evidentemente”.Ora la gestione del vecchio impianto “sarà un problema in più per noi”, chiosa Sala che si dice “amareggiato da sindaco, da cittadino, da tifoso” (interista), ma “non sorpreso” e che apre all’ipotesi di affidare il Meazza a operatori privati del settore evento e concerti.
Opzione non inedita, in realtà, dato che negli scorsi mesi Asm Group, società leader mondiale del comparto, si era candidata a farlo.
Due-tre settimane il tempo accordato al Milan per sciogliere la riserva ‘La Maura sì- La Maura no’: operazione “delicata”, secondo il sindaco, “perché si trova nell’ambito del Parco Sud” ma che “potrebbe funzionare” se davvero il Milan “ha l’intenzione prioritaria di portarci il Vismara, cioè la parte dedicata a giovani e donne”.
Ancora aperta, infine, la questione abbattimento del Meazza: legata a doppio filo a quella del vincolo architettonico o relazionale, sul quale è compito della Soprintendenza esprimersi.
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