Temevano che volesse vendicare il padre, ucciso da un killer nove anni fa in pieno giorno. E che per questo si fosse fidanzato prima con la figlia, poi con la nipote dell’assassino.
Una storia drammatica che emerge dalle indagini che oggi hanno portato all’arresto di Tony Lipari, accusato dell’omicidio del boss Giuseppe Di Giacomo, ammazzato nel 2014 a Palermo. All’agguato aveva assistito il figlio della vittima, all’epoca solo un bambino. Agli investigatori aveva anche dato una sommaria descrizione dell’assassino che, però, aveva il volto coperto da un casco.
Intercettando i familiari del killer, i carabinieri hanno ora scoperto che il ragazzino, adesso quasi maggiorenne, aveva stretto una relazione con la figlia di Lipari e poi con la nipote. Un comportamento anomalo per la famiglia del killer che temeva che il giovane cercasse una vendetta.
Ed è proprio ascoltando nel conversazioni dei Lipari che i carabinieri hanno risolto il giallo dell’omicidio di Di Giacomo. “Perchè a quello non l’ammazzò Tony?”, dice il fratello del killer alla moglie cercando di capire come gestire la relazione tra i due ragazzi.
“U capisti ca ammazzò Tony?”: la chiave dell’omicidio del boss Giuseppe Di Giacomo, ucciso a Palermo nel 2014, è in questa frase. “Lo hai capito che lo ha ammazzato Tony?” dice un anno fa, non sapendo di essere intercettato, Salvatore Lipari, fratello di Tony, killer di Di Giacomo, arrestato oggi. Per gli investigatori è la quadratura del cerchio a lungo cercata.
A sparare al capomafia, dunque, fu Tony Lipari, come racconta il fratello non sapendo di essere ascoltato dai carabinieri. Mandante del delitto il boss Tommaso Lo Presti che, in Di Giacomo, vedeva un rivale temibile. La vittima infatti gli contendeva il ruolo di capo del mandamento di Porta Nuova.
Da bambino ha assistito alla morte del padre, il boss Giuseppe Di Giacomo, assassinato a Palermo, in pieno giorno nove anni fa. Agli investigatori ha raccontato l’agguato e descritto sommariamente l’autore, che sparò all’impazzata col volto coperto da un casco. Crescendo, si è fidanzato prima con la figlia del killer, poi con la nipote.
Relazioni pericolose che i familiari dell’assassino hanno cercato di ostacolare in tutti i modi. E che, alla fine, sono state la chiave che ha consentito ai carabinieri di risolvere il giallo dell’omicidio.
La famiglia Lipari dunque sa che il ragazzo conosce l’identità del killer del padre e teme che possa usare le sue relazioni, prima quella con la figlia dell’assassino, poi quella con la nipote, per cercare di vendicare la morte del boss.
“I soggetti intercettati – scrivono i pm che hanno coordinato l’indagine – ipotizzavano che il ragazzo stesse perseguendo uno scopo non dichiarato e che stesse agendo per ritorsione”. Per gli investigatori è la prova decisiva del ruolo di Tony Lipari. Nei suoi confronti l’accusa è di omicidio aggravato.
Agì per conto del capomafia Tommaso Lo Presti che vedeva in Di Giacomo una minaccia. Entrambi si contendevano guida e affari del mandamento di Porta nuova. Anche per lo Presti, già detenuto, la Procura ha chiesto l’arresto, ma la misura non è stata concessa dal gip. Torna in cella invece Lipari che da qualche settimana era stato scarcerato.
A suo carico anche le dichiarazioni del pentito Alessio Puccio, “soldato” del mandamento di Porta Nuova che ha raccontato agli investigatori di aver saputo da un altro uomo d’onore, Fabio Pispicia che il delitto era stato voluto da Lo Presti ed eseguito da Lipari.
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