C’è anche l’Università di Napoli tra i siti istituzionali colpiti dagli attacchi hacker nella giornata di ieri e che ha causato numerosi disagi in tutta Italia alla rete internet.
Andando ad analizzare le infrastrutture italiane, ci giunge all’occhio questo server compromesso dell’università di Napoli. Nella print screen in calce si nota la richiesta di riscatto e l’indirizzo ip del server compromesso. Qualora l’Università voglia avere maggiori dettagli può scriverci senza problemi.
Al momento nel quale scriviamo, sembrerebbe che solo una 20ina di server, almeno in Italia, siano stati compromessi su un battente di circa 600 vulnerabili. Questo non vuol dire che la minaccia non esista, ma che al momento non è grave come sembrerebbe.
I sistemi di indicizzazione quali Shodan, Zoomeye e Censys stanno ancora lavorando e una situazione più precisa si potrà avere solo tra qualche giorno, anche tenendo in considerazione che la campagna è attiva da giorni.
Secondo quanto riportato da Red Hot Cyber, nella giornata del grande attacco informatico che ha colpito l’Italia c’è stato un colpo portato a segno all’università Federico Secondo di Napoli. La notizia dell’attacco ransomware riuscito è stata verificata grazie ad un sistema di rilevamento delle pagine infette su larga scala che ha restituito l’avvenuta infezione ransomware su pc della rete e, su 19 colpi riusciti, uno di questi era del prestigioso ateneo.
Matrice Digitale ha contattato due fonti interne all’università che hanno confermato l’avvenuta infezione, spiegando però che il bersaglio colpito non era un server strategico nella rete perchè di tipo “sandbox” e precisamente un ambiente di prova, spesso slegato dal normale flusso di ambienti predisposti per lo sviluppo e il test delle applicazioni.
La notizia dell’attacco è quindi corretta, così come anche la richiesta del riscatto, ma è doveroso precisare che il bersaglio colpito era in realtà un vasetto di miele messo ad arte dagli accademici per attirare gli attaccanti in una trappola.
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