Un altro appuntamento di successo ieri sera al Karol.
Ospite del giornalista Pierluigi Fiorenza e dell’attrice Federica Citarella, nell’ambito della rassegna letteraria ” Platealmente”, il giurista e costituzionalista stabiese Alfonso Celotto, con il suo ultimo libro “Fondata sul lavoro”, edito da Mondadori. Celotto, che insegna Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico comparato presso l’università degli Studi Roma 3, ha al suo attivo una fitta produzione letteraria, che lo consacra scrittore a partire dal 2014.
Il testo attuale affronta in chiave ironica, e nel genere del romanzo, la nascita della Costituzione. Sullo sfondo i nomi illustri dei Padri Costituenti Togliatti, Nenni e De Gasperi ed i retroscena della stesura della legge fondamentale dello Stato.
Un libro che in un’epoca in cui le nuove generazioni non hanno più il privilegio di poter contare sul racconto di chi il 2 giugno del 1946, con il voto popolare condusse alla nascita della Repubblica e alla elezione di un’Assemblea Costituente, si propone di evitare che la memoria di ció che accadde in quel periodo possa andar persa o svanire.
Sul palco con il Prof Celotto il giornalista Luigi Vicinanza. I due hanno dato vita ad un affascinante dialogo sull’argomento, che ha catalizzato l’attenzione del pubblico in sala, letteralmente rapito dalla miriade d’interessanti informazioni ed aneddoti dell’epoca.
L’intervento di Vicinanza si è aperto con un’appassionata e calzante descrizione del romanzo:”Questo è un romanzo storico perché cade in un momento preciso della storia italiana, è una spy story perché s’intrecciano i servizi segreti inglesi, americani , sovietici e in qualche modo anche le ingerenze del Vaticano.
È un viaggio dentro i principi fondamentali della nostra costituzione. Possiamo dire che per gli studenti di Giurisprudenza questo dovrebbe essere un manuale di complemento in aggiunta perché è un modo affascinante, godibile, ironico per raccontare la nostra Costituzione. Si entra proprio dentro il diritto costituzionale”.
Trama:
Febbraio 1947. Alla fine della Seconda guerra mondiale, Carmela viene mandata dalle campagne a servizio a Roma. Ha ventidue anni: quasi analfabeta, molto procace, sveglia. Trova lavoro presso la casa del Dottore, brillante giurista e politico rampante, deputato in Assemblea costituente.
I lavori dell’Assemblea proseguono a fatica: Democrazia cristiana, liberali e comunisti non riescono a trovare un accordo. Tutto doveva essere pronto per la fine del 1946 e invece è pronto soltanto il progetto. L’articolo 1 della nuova Carta recita: “L’Italia è una repubblica democratica”.
Senza aggettivi, senza specificazioni. E qui si apre il vero conflitto. Va scritto un preambolo della Costituzione, ma soprattutto va scelto il fondamento della Repubblica. Le influenze si intrecciano e si sommano, e il Dottore diventa il perno della trattativa, per la sua abilità giuridica e diplomatica. Lavora molto.
Di giorno sempre in giro per riunioni, la notte alla scrivania, a casa. Carmela si incuriosisce: tutte le mattine trova la scrivania del Dottore ingombra di carte e foglietti. Rimettendola a posto, non può fare a meno di notare che tra gli appunti ci sono pezzi di articoli della nuova costituzione.
Articoli che suscitano l’attenzione di Marcello, il suo fidanzato: dirimpettaio, aspirante magistrato, appassionato di politica. Le cose, intanto, si complicano, e aumentano le pressioni di americani e russi. E se fosse possibile accontentare tutti? Forse il testo dell’articolo 1 potrebbe essere il vero compromesso.
E forse sulla scrivania del Dottore c’è una traccia. Confusa fra i foglietti copiati da Carmela e riscritti da Marcello, che forse non è soltanto un bravo ragazzo che studia per fare il magistrato.
Il libro, come chiarito nel corso dell’incontro dal Professore Celotto alla platea , racconta – attraverso quattro protagonisti e le loro storie personali – un’epoca che ha di fatto realizzato una rivoluzione promessa.
In quella particolare Italia le donne non avevano mai votato, solo il 5 per cento della popolazione parlava italiano, un terzo della popolazione era analfabeta ed i bambini non andavano a scuola , ma a lavorare. In quell’ Italia in cui si era sudditi del re, si puntò sulla scommessa di rendere il paese una Repubblica. Il 2 e il 3 giugno ’46, si realizzò una scelta epocale con il coraggio e la dignità di tutta la Nazione.
“Fondata sul lavoro”, non è dunque un saggio, ma un gradevole romanzo adatto a tutti, dove il lettore potrà attraversare 173 pagine immergendosi nel momento storico più affascinante del nostro Paese, i cui sentimenti ed ideali hanno dato alla luce un prezioso documento, motivo d’orgoglio per tutti noi italiani.
Annamaria Cafaro
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