Il ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, ha risposto ad alcune domande a margine della presentazione del report Aic, ‘Calciatori sotto tiro’.
Abodi ha risposto a chi chiedeva se il Daspo fosse una misura sufficiente per il contrasto alla violenza: “Non è sufficiente perché atti di delinquenza avvengono anche fuori dallo stadio. Non possiamo limitarci al fatto che dentro agli impianti succeda qualcosa di meno”.
“Noi dobbiamo fare in modo che lo sport sia portatore di fattori educativi. Il daspo serve, ma servono anche altri strumenti – ha aggiunto – Soprattutto serve certezza della pena, le norme devono essere inequivocabili e non si deve sottostimare il comportamento delinquenziale. Troppo spesso i delinquenti vengono presi e poi rilasciati”.
Quella sulla violenza “non è una statistica fredda ma un grido di allarme”. Abodi pone l’accento anche sui rapporti non sempre chiari tra club e tifosi.
“È difficile comprendere perché certi striscioni entrano negli stadi, anche le società devono iniziare a recidere la relazione equivoca con la tifoseria. Per ogni persona violenta che esce dallo stadio entrano tre persone normali, le famiglie – sottolinea Abodi -. Servono scelte di coerenza, si rinnovi l’impegno e cresca perché evidentemente non basta”.
“L’esempio peggiore parte proprio dal Calcio professionistico, si è influencer tantissimo anche in campo”, ha rimarcato Abodi, puntando il dito anche contro “dirigenti che si sentono padroni”.
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