Primi nove tifosi indagati dalla procura di Arezzo per i disordini in autostrada dell’8 gennaio mentre andavano in trasferta al Nord.
Il numero è destinato a salire, secondo quanto emerge in ambienti inquirenti. Intanto viene stabilito che il pm Laura Taddei ipotizza non solo, come all’inizio, il reato di rissa aggravata ma avrebbe formalizzato nel fascicolo, pur a vario titolo, anche quelli di interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti.
Tre indagati sono romanisti, sei napoletani, tutti coinvolti negli scontri alla stazione di servizio di Badia al Pino. Sono stati riconosciuti dalle immagini disponibili e già sottoposti a Daspo dalle questure di Roma e Napoli.
Tra loro c’è il primo arrestato, poi scarcerato dal gip di Arezzo e messo all’obbligo di dimora e di firma, Martino Di Tosto, cuoco 43enne, che lo stesso giudice della convalida inquadra nell’ordinanza – in base ai messaggi trovati sul suo cellulare dalla Digos – come “quantomeno uno degli ideatori delle modalità con cui i tifosi romani si sono incontrati scientemente coi tifosi del Napoli creando pericolo per l’ordine pubblico”.
Nel telefonino sequestrato, riporta il giudice Elena Pisto, c’erano “chat con tifosi in transito coi quali scambiava messaggi dai quali emerge l’intenzione di recarsi nei pressi dell’autogrill di Badia al Pino”.
Tra i messaggi, l’ordinanza ne riporta uno che evidenzia una specie di indicazione tattica, sul dove posizionarsi casomai i napoletani già presidiassero il piazzale dell’autogrill. “L’unica cosa” da fare è “che – riporta la chat – se comunque arriviamo, arriviamo che li trovamo e stanno dentro all’autogrill, la cosa più intelligente da fa’ è fermasse alla rampa d’uscita quindi sull’autostrada, qui di entraje da davanti”.
Sono i gravi indizi colpevolezza di aver partecipato alla rissa – “con coscienza, volontà e animo offensivo”, scrive il giudice nell’ordinanza – con cui viene convalidato l’arresto. Un altro indizio è non aver spiegato la causa delle ferite da taglio alla gamba destra.
Per la giudice non incide a favore di Di Tosto il fatto che un poliziotto della Digos di Roma, addetto alla squadra tifoserie, non abbia visto il tifoso 43enne percuotere nessuno dalle immagini, benché dagli stessi brevi filmati, invece, lo stesso agente lo abbia riconosciuto e fatto individuare.
Per ampliare il numero degli indagati le varie Digos – Arezzo, Roma e Napoli – stanno facendo una comparazione tra i filmati della videosorveglianza dell’area di servizio, i video privati girati dai viaggiatori e immagini allo stadio. Molti tifosi erano coperti da cappucci e ciò rallenta il lavoro di riconoscimento.
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