Foto d'archivio
Gli scontri nell’area di servizio dell’A1 tra i tifosi del Napoli e della Roma sono stati “veri e propri atti di guerriglia intesi ad annientare il ‘nemico'”.
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Lo scrive il gip di Napoli, Ivana Salvatore, nell’ordinanza con la quale non ha convalidato l’arresto in flagranza differita di Antonio Marigliano, il 35enne tifoso del Napoli messo ai domiciliari all’indomani delle violenze avvenute nell’area di servizio Badia al Pino, in provincia di Arezzo.
Nel provvedimento non si parla degli antefatti e di un’eventuale pianificazione dello scontro, ma viene ricostruita la dinamica di quanto accaduto frutto di un’attività di osservazione della Polizia stradale e della Digos.
Secondo quanto si legge dell’ordinanza, nell’area di servizio Badia al Pino i tifosi del Napoli, “tra 250 e 300 persone”, sono arrivati a bordo di auto e van intorno alle 11.20. Hanno sostato nella parte esterna dell’area di servizio, senza entrare nei locali commerciali, “come se aspettassero qualcuno”.
Quando si stava avvicinando l’orario di arrivo di un folto gruppo di tifosi della Roma (che si era precedentemente fermato nell’area di servizio di Montepulciano Est) gli ultras del Napoli si sono coperti il volto con sciarpe e cappelli ed hanno cominciato a raccattare sassi e altri oggetti in strada.
Appena è giunto il convoglio romanista è iniziato il lancio di fumogeni, bombe carta, sassi, bottiglie e oggetti vari, provocando l’interruzione del traffico.
“A loro volta – si legge nell’ordinanza – i tifosi romanisti, scesi dai veicoli, ponevano in essere condotte analoghe, dando vita a una vera e propria guerriglia tra contrapposte fazioni, nonostante la presenza di pattuglie di Polizia”.
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