La storia di Anna è una di quelle storie delicate, alle quali è impossibile rimanere indifferenti.
Anna, nome al quale non aggiungeremo altro così da non compromettere la sua privacy, è una donna che oggi si ritrova a vivere per strada, senza una fissa dimora, senza un sostegno e con cinque cani.
La sua storia, per come appare oggi, comincia il 27 dicembre scorso, quando le fu intimato lo sfratto giudiziario dell’appartamento dove abitava e che condivideva con una persona. La decisione di questo sfratto, racconta la donna, sarebbe da attribuire proprio ad un gesto inopportuno, uno dei tanti intrapresi da parte del coinquilino.
L’uomo aveva tentato suicidio, un gesto forte, che aveva scosso la piccola comunità del borgo nel quale viveva. Anna condivideva l’appartamento da un pò di tempo con questa persona, per dividere le spese di fitto che erano troppo onerose per le loro tasche.
Il tentativo di suicidio però è stato uno dei tanti gesti insensati dell’uomo. Anna ha raccontato che durante il periodo di convivenza, nel quale non c’è mai stata una relazione sentimentale, aveva notato più volte comportamenti anomali, che l’avevano portata a dubitare del suo stato di salute mentale.
Aveva poi saputo che l’uomo aveva precedenti penali e che aveva avuto anche un provvedimento cautelare dopo una denuncia dell’ex moglie. Anna ha raccontato di non aver mai subito violenze sessuali ma che il suo coinquilino aveva avuto aspri diverbi con lei e in un’occasione le aveva lanciato in faccia una tazzina di caffè, in un’altra le aveva scaraventato addosso il tavolo.
Una situazione che aveva allertato anche il proprietario di casa inducendolo ad avviare la richiesta di sfratto. Anna aveva tentato più volte – come racconta – una mediazione per rimanere nella casa anche accollandosi il pagamento dl fitto. Ma la situazione si era fatta intollerabile per il proprietario che non ha voluto sentire ragioni.
Fino al punto di non ritorno, il 27 dicembre scorso, quando l’ufficiale giudiziario ha eseguito il provvedimento di sfratto emesso dal giudice. Anna ha, quindi, dovuto lasciare l’appartamento insieme al suo coinquilino.
Vive da quel momento in un’auto non avendo una famiglia che possa ospitarla: i suoi genitori sono deceduti, non ha figli ed è separata dal marito, dal quale percepisce 100 euro di mantenimento, che insieme al reddito di cittadinanza sono le sue uniche fonti di sostentamento.
Ma le angherie dell’uomo con il quale condivideva l’appartamento non sono finite con lo sfratto. Racconta di aver subito altre vessazioni, di non poter percepire il reddito di cittadinanza che le è stato usurpato dall’ uomo, ha perso i suoi effetti personali che le sono stati lanciati fuori dal finestrino dell’auto durante l’ennesimo litigio con il suo coinquilino.
Anna racconta di aver avuto dei diverbi anche con la sorella dell’uomo, che ha contribuito nelle azioni di rivalsa contro di lei, intimandole di lasciare l’auto nella quale viveva. Ad occuparsi della donna in questi giorni c’è Nunzia Triggiano, presidente dell’ associazione animalista “Casahope’ che attraverso appelli alla cittadinanza, le ha trovato una struttura temporanea per tre giorni, degli indumenti, del cibo per se e per i cinque cani con i quali vive e dei soldi, ma trascorsi questi giorni la donna si ritroverà nuovamente per strada.
Ha fatto e continua a fare appello alle istituzioni, chiedendo con umiltà un lavoro e un alloggio nel quale poter stare regolarmente con i suoi cani, dai quali non intende separarsi. Non cerca elemosine, ma ottenere il minimo per una vita dignitosa lavorando onestamente.
Fotoservizio di Alessandro Memoli
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