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Camorra a Ponticelli, le mire espansionistiche di Christian Marfella dietro la nuova faida

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Una faida storica, riacutizzatasi di recente, dopo scarcerazioni eccellenti e conseguenti volonta’ di recuparera autorita’ sul territorio.

E’ quella che emerge dalle 104 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip di Napoli, Maria Luisa Miranda, che ieri ha portato a una misura cautelare in carcere per Christian Marfella, boss figlio di boss, reggente Marfella.

Marfella, 29 anni, rampollo di Teresa De Luca Bossa, a capo dell’omonimo clan e tuttora detenuta al 41 bis, era stato scarcerato a giugno 2022 e mandato ai domiciliari con il braccialetto elettronico.

Ma questo non gli ha impedito di intensificare il conflitto con i De Micco, noti anche come Bodo, dal personaggo dei fumetti che si tatuano, alleati con i De Martino. La nuova presa sul territorio del quartiere Est di Ponticelli dei De Luca Bossa risale al 2018, grazie all’alleanza con le famiglie di camorra Minichini, Casella e Aprea e all’appoggio del dan Rinaldi, del quartiere limitrofo di San Giovanni a Teduccio.

Questo cartello e’ da tempo impegnato in continue azioni di fuoco e omicidi, oltre che nelle attivita’ estorsive nei confronti dei commercianti di Ponticelli, del quartiere limitrofo di Barra e nel comune di Cercola, e da settembre 2020 nella faida con i De Micco, ancora in atto, che “ha dato luogo a frequenti, violente, azioni di fuoco reciproche – scrive il gip – inquietanti sono le esplosioni di ordini micidiali che si sono susseguite nel corso degli ultimi mesi”, tra le quali l’esplosione di un ordigno in via Crisconio il 18 marzo 2021; quella, l’11 maggio dello stesso anno, in via Vera Lombardi di un ordigno che ha distrutto l’auto di un affiliato.

L’esplosione in via Esopo a settembre di un ordigno presso l’abitazione della famiglia De Micco, e le recenti esplosioni di ordigni avvenute nella notte del 23 luglio dello scorso anno.

Gli altri 5 destinatari di misura cautelare sono tutti ‘fedelissimi’ del giovane ras, e tra questi vi e’ Annamaria Amitrano detta ‘bambola di pezza’, la donna a cui a dicembre scorso hanno dato fuoco all’auto parcheggiata vicino casa, sorella di Domenico Amitrano, altro nome di rilievo della cosca.

E’ lei stessa esponente di spicco dei De Luca Bossa per i quali si occupa delle estorsioni agli esercizi commerciali del lotto O e delle case dette di Topolino nel rione De Gasperi, pretende il ‘pizzo’ per le occupazioni abusive di case popolari e concede prestiti a tassi usurai.

Nella ricostruzione degli equilibri criminali nel quartiere di Ponticelli, oltre alle intercettazioni e alle investigazioni dei carabinieri, hanno contribuito i riscontri alle dichiarazioni di un pentito, Antonio Pipolo, che il 20 luglio dello scorso anno si e’ consegnato spontaneamente alle forze dell’ordine chiedendo di parlare con i magistrati.

In un verbale di 7 giorni dopo la sua ‘resa’, mette nero su bianco: “Intendo rispondere e confermo la mia volonta’ di collaborare con la giustizia”. “Mi sono presentato spontaneamente perche’ non riuscivo piu’ a reggere questa situazione – dice – ho sparato a due persone, Carlo Esposito e un altro che non conosco, nel Rione Fiat.

Erano in casa in un basso. Sono andato li’, Carlo Esposito era dentro casa, l’altro era all ‘esterno in una veranda. La porta era aperta. Ho usato una pistola calibro 7.65 parabellum”.

Dopo la ‘rituale’ confessione di un omicidio, per provare la sua volonta’ a collaborare, Pipolo spiega perche’ si e’ consegnato alla giustizia. Aveva saputo che tra i De Luca Bossa c’era stato un summit “nel corso del quale hanno deciso di uccidermi perche’ ritenevano che io fossi quello piu’ debole, nel senso che in caso di arresto avrei potuto collaborare con la giustizia.

Avevano deciso di uccidermi fingendo che ci fosse una rissa nella discoteca Club Partenope, all’interno dell’ippodromo”. Proprio le intercettazioni nell’abitazione di Marfella, nel frattempo tornato a casa, hanno supportato le sue dichiarazioni.

Il ventinovenne figlio della donna boss ha assunto di nuovo il ruolo di capo nell’organizzazione costituendo un importante punto di riferimento per Luca Concilio, Lorenzo Valenzano, Alessandro Ferlotti e Ciro Flauto, ora arrestati con lui.

Il riacutizzarsi della guerra con i De Micco culmina nell’esplosione di tre ordigni nella notte tra il 22 e il 23 luglio scorso, dopo il fermo del pm nei confronti di alcuni esponenti del clan De Luca Bossa (Giuseppe Mamiano, Emmanuele De Luca Bossa e Vincenzo Barbato) dopo il duplice omicidio di Esposito e Antimo Imperatore Antimo, per il quale si e’ dichiarato responsabile Pipolo.

Il primo ordigno esplode 54 minuti dopo la mezzanotte in via Virginia Wolf, nei pressi dell’abitazione di Ciro Naturale, uomo di vertice del dan De Micco; il secondo alle 2 circa, sotto l’abitazione di Marfella; il terzo un’ora dopo in via Pacioli zona di operativita’ del dan De Micco.

“Si tratta, con tutta evidenza di reciproche azioni di fuoco che dimostrano, ancora una volta, la allarmante pericolosita’ di tutti i soggetti coinvolti, la loro spregiudicatezza, la capacita’ di procurarsi oltre alle armi anche ordigni micidiali che non esitano a far esplodere in centri abitati”, sottolinea il gip.

Le intercettazioni ambientali a casa Marfella dal momento della sua scarcerazione e quelle nell’abitazione di Naturale dopo un sequestro di sostanza stupefacente, hanno consentito agli inquirenti di sentire in diretta le deflagrazioni. E la faida ha anche un risvolto social.

Il giorno dopo il doppio omicidio del 2 luglio 2022, all’account TikTok contraddistinto da usemame @unasolabandierabodo arriva un post-video della durata di pochi secondi, che in dialetto napoletano recita “Si! Stat Capac e fa mettr e giubbott antiproiettil ‘e palumb! Giusto per ricordatelo” (Sei stato capace di far mettere i giubotti antiproiettile ai colombi), con una traccia audio di una risata: La pubblicazione del post e’ stata seguita da un’azione di fuoco nel Lotto O nel corso della quale c’e’ stato Un ferito.

(nella foto da sinistra Carmine Pecoraro, Luca Concilio, Christian Marfella, Annamaria Amitrano, Lorenzo Valenzano, Alessandro Ferlotti e Ciro Flauto)


Articolo pubblicato il giorno 18 Gennaio 2023 - 19:45

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