Arzano. La villa abusiva del clan della 167 ancora al proprio posto: il boss ringrazia il comune che gli istalla anche il lampione della pubblica illuminazione nella corte privata.
Non sono bastate le ordinanze di abbattimento e le sentenze dei tribunali a far rimuovere gli abusi edilizi al boss Luigi Piscopo alias o’sicc, esponente di primo piano della mala locale realizzati in via Zanardelli diventata, così come si legge dalle ordinanze di arresto dello scorso 25 aprile, la nuova piazza di spaccio degli Amato-Pagano.
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La mega villa, attualmente abitata dai familiari, costruita su suolo condominiale (nella foto), recintata e con annesso giardino abbellito da piante esotiche e qualche statua in gesso, fa ancora bella mostra di se ad emblema e simbolo di quella camorra forte e tanto radicata nel tessuto cittadino da incutere vero e proprio timore reverenziale.
E il Comune di Arzano e la politica cosa fanno? Dalle ordinanze alle costituzioni dinanzi ai tribunali, praticamente nulla. Anzi, allo stato non risulterebbero avviate procedure di abbattimento in danno.
Anche perché l’acquisizione al patrimonio indisponibile del comune sarebbe mero provvedimento visto che gli abusi oltre che interni all’abitazione, riguardano quelli realizzati sul suolo di altri proprietari che hanno dovuto subire l’arroganza e la prepotenza della camorra.
La scoperta della villa avvenne ad opera dei carabinieri della locale tenenza nel 2019. Indagini che avevano consentito di scoprire e portare alla luce una serie di violazioni in materia urbanistica e di appropriazione indebita di aree di pertinenza condominiale.
Da un accurato sopralluogo era emerso la costruzione di verande, cucine, manutenzione straordinaria degli interni con realizzazione di solai e un incremento considerevole delle superfici. Scoperta anche la costruzione di un giardino su area condominiale in assenza di qualsivoglia autorizzazione comunale e condominiale.
A protezione della casa e tenuto ben nascosto, il grosso cancello con punte in ferro. Addirittura il boss grazie al silenzio di un parroco (forse per paura) è riuscito a verniciare di bianco le mura della storica chiesa sottoposta a vincolo della soprintendenza e la stessa Curia, e posto ai lati dell’ingresso della medesima lapidi marmoree effigianti due santi protettori.
Ma il boss, seppur in carcere dopo essersi dato alla latitanza e arrestato ad opera dei carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna, evidentemente riesce ancora ad incutere paura. Infatti, il comune nella corte privata gli ha anche istallato un faro energizzato dalla rete pubblica e con luce al led.
Insomma, mentre i cittadini lottano per vedersi riconosciuti dal comune i servizi minimi essenziali, i boss e i camorristi ad Arzano fanno quello che vogliono. Tanto che a via Zanardelli pali e vedette messi forse a protezione di affiliati da poco scarcerati e piazze di spaccio, si sentirebbero tanto sicuri da non nascondersi nemmeno alla vista delle forze dell’ordine.
Domenico Acunzi
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